La guida di Arria-CURIOSITA'

Arria
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Visite turistiche

LA TORRE CAMPANARIA Ogni campana della torre di Pisa ha un nome proprio: la più grande è la campana Assunta, la cui massa ammonta a 2600 kg. Seguono le campane del Crocifisso, San Ranieri, Dal Pozzo, Pasquereccia (la campana più antica: risale al 1262), Terza e Vespruccio. Anticamente ogni campana era assegnata a un momento della giornata liturgica: la Terza, ad esempio, era associata all'ora terza del giorno (le nove del mattino), mentre Vespruccio all'ora dei vespri (le sei del pomeriggio). La Pasquereccia invece allietava con le sue note il giorno di Pasqua. La campana di San Ranieri a Pisa viene anche chiamata la Campana del Traditore perché nel medioevo suonava quando veniva eseguita un’esecuzione per tradimento .
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Ang Naglalakihang Tore ng Pisa
Piazza del Duomo
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LA TORRE CAMPANARIA Ogni campana della torre di Pisa ha un nome proprio: la più grande è la campana Assunta, la cui massa ammonta a 2600 kg. Seguono le campane del Crocifisso, San Ranieri, Dal Pozzo, Pasquereccia (la campana più antica: risale al 1262), Terza e Vespruccio. Anticamente ogni campana era assegnata a un momento della giornata liturgica: la Terza, ad esempio, era associata all'ora terza del giorno (le nove del mattino), mentre Vespruccio all'ora dei vespri (le sei del pomeriggio). La Pasquereccia invece allietava con le sue note il giorno di Pasqua. La campana di San Ranieri a Pisa viene anche chiamata la Campana del Traditore perché nel medioevo suonava quando veniva eseguita un’esecuzione per tradimento .
LA LUMINARA DI SAN RANIERI Per tradizione i pisani celebrano con questa singolare illuminazione la festività patronale del 17 giugno. Sono circa settantamila i lumini a cera che vengono meticolosamente deposti in bicchieri di vetro liscio ed appesi in telai di legno dipinti di bianco (detti in gergo biancheria), modellati in modo da esaltare le sagome dei palazzi, dei ponti, delle chiese e delle torri che si affacciano sui lungarni pisani. Quando 16 giugno Unica eccezione rispetto a questo scenario sono la Torre Pendente, illuminata con padelle ad olio collocate anche sulle merlature delle mura urbane che racchiudono la Piazza dei Miracoli. Sulle acque dell’Arno vengono inoltre deposti ed affidati alla corrente molti lumini galleggianti Nel tardo pomeriggio del 17 giugno invece, si festeggia il Santo con un altro imperdibile evento: la Regata di San Ranieri.
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Lungarno Mediceo
Lungarno Mediceo
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LA LUMINARA DI SAN RANIERI Per tradizione i pisani celebrano con questa singolare illuminazione la festività patronale del 17 giugno. Sono circa settantamila i lumini a cera che vengono meticolosamente deposti in bicchieri di vetro liscio ed appesi in telai di legno dipinti di bianco (detti in gergo biancheria), modellati in modo da esaltare le sagome dei palazzi, dei ponti, delle chiese e delle torri che si affacciano sui lungarni pisani. Quando 16 giugno Unica eccezione rispetto a questo scenario sono la Torre Pendente, illuminata con padelle ad olio collocate anche sulle merlature delle mura urbane che racchiudono la Piazza dei Miracoli. Sulle acque dell’Arno vengono inoltre deposti ed affidati alla corrente molti lumini galleggianti Nel tardo pomeriggio del 17 giugno invece, si festeggia il Santo con un altro imperdibile evento: la Regata di San Ranieri.
LA TORRE DELLA FAME La macabra storia della Torre del Conte Ugolino. Nota come 'Torre della Fame', vista la tragica fine che vi fece il suo detenuto più celebre, la prigione è oggi visitabile. Qui una delle vicende più truci e tragiche della storia italiana, resa vera e propria leggenda dalla Divina Commedia di Dante: è la storia del Conte Ugolino della Gherardesca, imprigionato in quello che oggi è divenuto il nuovo polo museale della città. La cosiddetta Torre del Conte Ugolino, situata all’interno del Palazzo dell’Orologio in Piazza dei Cavalieri, è tristemente nota come ‘Torre della Fame’. La storia del Conte Ugolino è ambientata nel 1200 in piena guerra tra Guelfi e Ghibellini: egli parteggiò per i secondi pur appartenendo ai primi, ed è per questo che Dante lo ‘incontra’ all’Inferno - nel XXXIII canto – nel girone dei traditori della patria. L’interpretazione del passo dantesco ha restituito alla credenza popolare una versione non verificata della fine del conte Ugolino, ma sicuramente la più tramandata. Catturato dalle forze militari dell’arcivescovo Ruggero degli Ubaldini, il conte fu imprigionato assieme ai figli e ai nipoti in una torre appartenente alla famiglia Gualandi, detta Torre della Muda (prima di allora veniva utilizzata per tenervi le aquile allevate durante il periodo di muta del piumaggio). La presenza e la tragica fine del prigioniero tramutarono il nome dell’edificio in Torre della Fame: il conte e i suoi eredi vi morirono di inedia, condannati senza cibo né acqua. E qui si intreccia la realtà con la leggenda (o forse no?): si narra che morti di fame i figli e i nipoti, il conte Ugolino si cibò delle loro carni.
Torre dei Gualandi
LA TORRE DELLA FAME La macabra storia della Torre del Conte Ugolino. Nota come 'Torre della Fame', vista la tragica fine che vi fece il suo detenuto più celebre, la prigione è oggi visitabile. Qui una delle vicende più truci e tragiche della storia italiana, resa vera e propria leggenda dalla Divina Commedia di Dante: è la storia del Conte Ugolino della Gherardesca, imprigionato in quello che oggi è divenuto il nuovo polo museale della città. La cosiddetta Torre del Conte Ugolino, situata all’interno del Palazzo dell’Orologio in Piazza dei Cavalieri, è tristemente nota come ‘Torre della Fame’. La storia del Conte Ugolino è ambientata nel 1200 in piena guerra tra Guelfi e Ghibellini: egli parteggiò per i secondi pur appartenendo ai primi, ed è per questo che Dante lo ‘incontra’ all’Inferno - nel XXXIII canto – nel girone dei traditori della patria. L’interpretazione del passo dantesco ha restituito alla credenza popolare una versione non verificata della fine del conte Ugolino, ma sicuramente la più tramandata. Catturato dalle forze militari dell’arcivescovo Ruggero degli Ubaldini, il conte fu imprigionato assieme ai figli e ai nipoti in una torre appartenente alla famiglia Gualandi, detta Torre della Muda (prima di allora veniva utilizzata per tenervi le aquile allevate durante il periodo di muta del piumaggio). La presenza e la tragica fine del prigioniero tramutarono il nome dell’edificio in Torre della Fame: il conte e i suoi eredi vi morirono di inedia, condannati senza cibo né acqua. E qui si intreccia la realtà con la leggenda (o forse no?): si narra che morti di fame i figli e i nipoti, il conte Ugolino si cibò delle loro carni.
LE UNGHIE DEL DIAVOLO La leggenda narra che a lasciarli sia stato proprio il diavolo con le sue unghie mentre tentava di arrampicarsi lungo la fiancata con l’intenzione di bloccare la costruzione di questa bellissima cattedrale medievale, ma finì cacciato dalla forza divina. A ricordo di questa vicenda sono rimaste queste impronte chiamate “unghiate del diavolo”. Molti hanno provato a contarle, ma il numero varia sempre, si dice 150, anche se a causa di segni più leggeri il risultato è sempre diverso. E’ usanza far contare le unghiate del diavolo ai bambini, stessa cosa che si fa per le “api che non si contano” a Firenze.
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Piazza del Duomo
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LE UNGHIE DEL DIAVOLO La leggenda narra che a lasciarli sia stato proprio il diavolo con le sue unghie mentre tentava di arrampicarsi lungo la fiancata con l’intenzione di bloccare la costruzione di questa bellissima cattedrale medievale, ma finì cacciato dalla forza divina. A ricordo di questa vicenda sono rimaste queste impronte chiamate “unghiate del diavolo”. Molti hanno provato a contarle, ma il numero varia sempre, si dice 150, anche se a causa di segni più leggeri il risultato è sempre diverso. E’ usanza far contare le unghiate del diavolo ai bambini, stessa cosa che si fa per le “api che non si contano” a Firenze.
IL CALENDARIO PISANO I pisani da secoli fanno coincidere il capodanno con la data del 25 marzo, quando alle ore 12 un raggio di sole, filtrando dalla vetrata della Cattedrale del Duomo di Pisa, va a colpire l'ovulo di marmo posto al di sopra del Pergamo di Giovanni Pisano. Pisa è dunque la prima città al mondo a festeggiare il nuovo anno con nove mesi di anticipo rispetto al calendario ufficiale. Così come vuole la tradizione che, secondo l'antico computo del tempo, indica nel 25 marzo l'inizio del calendario civico pisano. Un computo rimasto in vigore fino al 1749, quando il calendario pisano fu unificato – per editto del Granduca Francesco I di Lorena – con quello gregoriano. Ogni anno si tiene il Corteo Storico che arrivo nella Cattedrale, dove viene celebrata la messa e si tiene la solenne proclamazione del Capodanno Pisano.
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Katedral ng Pisa
Piazza del Duomo
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IL CALENDARIO PISANO I pisani da secoli fanno coincidere il capodanno con la data del 25 marzo, quando alle ore 12 un raggio di sole, filtrando dalla vetrata della Cattedrale del Duomo di Pisa, va a colpire l'ovulo di marmo posto al di sopra del Pergamo di Giovanni Pisano. Pisa è dunque la prima città al mondo a festeggiare il nuovo anno con nove mesi di anticipo rispetto al calendario ufficiale. Così come vuole la tradizione che, secondo l'antico computo del tempo, indica nel 25 marzo l'inizio del calendario civico pisano. Un computo rimasto in vigore fino al 1749, quando il calendario pisano fu unificato – per editto del Granduca Francesco I di Lorena – con quello gregoriano. Ogni anno si tiene il Corteo Storico che arrivo nella Cattedrale, dove viene celebrata la messa e si tiene la solenne proclamazione del Capodanno Pisano.
L'ECO DEL BATTISTERO DIVENTA UN CORO Sotto la cupola, nella struttura, avviene un fenomeno acustico particolare che grazie ai materiali con qui è costruita l’architettura, materiali poco o niente assorbenti, il suono si propaga per oltre 12 secondi generando armonizzazioni dove le onde vecchie si fondono a quelle nuove e basta il canto di una persona per far credere che ci sia un coro intero.
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Baptistryo ng St. John
23 Piazza del Duomo
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L'ECO DEL BATTISTERO DIVENTA UN CORO Sotto la cupola, nella struttura, avviene un fenomeno acustico particolare che grazie ai materiali con qui è costruita l’architettura, materiali poco o niente assorbenti, il suono si propaga per oltre 12 secondi generando armonizzazioni dove le onde vecchie si fondono a quelle nuove e basta il canto di una persona per far credere che ci sia un coro intero.
Forse non ve lo sareste mai aspettato, ma a Pisa c’è un bellissimo murales di Keith Haring! Intitolato “Tuttomondo”, è dipinto sulla facciata posteriore del convento dei frati “Servi di Maria” della chiesa di S. Antonio e ha come tema la pace nel mondo.
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Murale Tuttomondo ni Keith Haring
18 P.za V. Emanuele II
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Forse non ve lo sareste mai aspettato, ma a Pisa c’è un bellissimo murales di Keith Haring! Intitolato “Tuttomondo”, è dipinto sulla facciata posteriore del convento dei frati “Servi di Maria” della chiesa di S. Antonio e ha come tema la pace nel mondo.
LA LAMPADA DI GALILEO Nel 1592, Galileo Galilei elaborò la legge del pendolo, secondo la leggenda lo scienziato intraprese questo studio grazie all'osservazione di una lampada all'interno della Cattedrale di Pisa. Il lampadario oggigiorno è conosciuto come la Lampada di Galileo, anche se non si tratta dell'originale che era presente in quel periodo nella Cattedrale pisana. Questo aneddoto è diventato molto famoso ed è il simbolo dello spirito di osservazione della scienza moderna.
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Katedral ng Pisa
Piazza del Duomo
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LA LAMPADA DI GALILEO Nel 1592, Galileo Galilei elaborò la legge del pendolo, secondo la leggenda lo scienziato intraprese questo studio grazie all'osservazione di una lampada all'interno della Cattedrale di Pisa. Il lampadario oggigiorno è conosciuto come la Lampada di Galileo, anche se non si tratta dell'originale che era presente in quel periodo nella Cattedrale pisana. Questo aneddoto è diventato molto famoso ed è il simbolo dello spirito di osservazione della scienza moderna.