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Alberto
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Visite turistiche

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1279 lokal ang nagrerekomenda
Lucca
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Mga Pader ng Lucca
Via delle Mura Urbane
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Bastioni, torri, feritoie, camminamenti, portoni, caditoie. Tra il XIII e la metà del XVI secolo la Rocca del Cerruglio, questo l’antico nome, ha vissuto battaglie e testimoniato il passaggio di personaggi come Castruccio Castracani e Giovanni e Carlo IV di Boemia. Ma le alte mura della fortezza racchiudono anche un giardino all’italiana, piante di arancio e limoni, rose antiche, acanto. Un viaggio nel passato militare di una rocca, diventata nel XVIII secolo una dimora signorile e costantemente restaurata con cura e passione.
Kuta ng Montecarlo
4 Via Fortezza
Bastioni, torri, feritoie, camminamenti, portoni, caditoie. Tra il XIII e la metà del XVI secolo la Rocca del Cerruglio, questo l’antico nome, ha vissuto battaglie e testimoniato il passaggio di personaggi come Castruccio Castracani e Giovanni e Carlo IV di Boemia. Ma le alte mura della fortezza racchiudono anche un giardino all’italiana, piante di arancio e limoni, rose antiche, acanto. Un viaggio nel passato militare di una rocca, diventata nel XVIII secolo una dimora signorile e costantemente restaurata con cura e passione.
La parte centrale di Palazzo Bernardini è stata costruita da Martino Bernardini, appartenente ad una eminente famiglia di mercanti lucchesi, tra il 1517 e il 1523. La facciata dell'edificio, attribuita a Francesco Marti (scultore, pittore, orafo, architetto dell'epoca) o, più comunemente, a Nicolao Civitali, figlio di Matteo, accanto alla timida presenza di qualche nuovo motivo architettonico, denunciava linee quattrocentesche con le finestre bifore del primo piano simili a quelle del Palazzo Pretorio, con i marcapiani, e il bozzato in pietra e le lesene del piano terreno. Di Nicolao Civitali è quasi certamente il cortile, le cui colonne e pilastri hanno eleganti capitelli compositi in luogo dell'ordine tuscanico o dorico generalmente usati in lucchesia. I soffitti erano a cassettoni, alcuni dei quali dipinti; tra questi spicca per ricchezza decorativa il cassettonato di quello che è oggi il salone di ingresso agli uffici della Associazione. Dell'epoca, a motivi ancora gotici, è anche la bella rosta del portone, arricchito da due stupendi battenti con teste di moro. Verso la fine del '700 i Bernardini aggiunsero le due ali laterali, che sono distinguibili per le lesene meno allargate, per l'assenza di panche di via, per la diversità della pietra, per le finestre più ravvicinate. Eliminate le bifore del primo piano, tutte le finestre della facciata assunsero le attuali forme cinquecentesche ad arco bugnato. La parte del primo piano destinata alle feste ed ai balli venne adeguata l'austerità architettonica degli interni, già arricchiti peraltro dallo sfarzo seicentesco nelle camere pavesate di arazzi, arredi e specchiere, al sopravvenuto gusto di decorazione pittorica dei soffitti, di ricorso a portali di marmo, a cornici e porte dorate, alla specchiatura di queste, alla seta alle pareti.
Bernardini Palace
41 Piazza Bernardini
La parte centrale di Palazzo Bernardini è stata costruita da Martino Bernardini, appartenente ad una eminente famiglia di mercanti lucchesi, tra il 1517 e il 1523. La facciata dell'edificio, attribuita a Francesco Marti (scultore, pittore, orafo, architetto dell'epoca) o, più comunemente, a Nicolao Civitali, figlio di Matteo, accanto alla timida presenza di qualche nuovo motivo architettonico, denunciava linee quattrocentesche con le finestre bifore del primo piano simili a quelle del Palazzo Pretorio, con i marcapiani, e il bozzato in pietra e le lesene del piano terreno. Di Nicolao Civitali è quasi certamente il cortile, le cui colonne e pilastri hanno eleganti capitelli compositi in luogo dell'ordine tuscanico o dorico generalmente usati in lucchesia. I soffitti erano a cassettoni, alcuni dei quali dipinti; tra questi spicca per ricchezza decorativa il cassettonato di quello che è oggi il salone di ingresso agli uffici della Associazione. Dell'epoca, a motivi ancora gotici, è anche la bella rosta del portone, arricchito da due stupendi battenti con teste di moro. Verso la fine del '700 i Bernardini aggiunsero le due ali laterali, che sono distinguibili per le lesene meno allargate, per l'assenza di panche di via, per la diversità della pietra, per le finestre più ravvicinate. Eliminate le bifore del primo piano, tutte le finestre della facciata assunsero le attuali forme cinquecentesche ad arco bugnato. La parte del primo piano destinata alle feste ed ai balli venne adeguata l'austerità architettonica degli interni, già arricchiti peraltro dallo sfarzo seicentesco nelle camere pavesate di arazzi, arredi e specchiere, al sopravvenuto gusto di decorazione pittorica dei soffitti, di ricorso a portali di marmo, a cornici e porte dorate, alla specchiatura di queste, alla seta alle pareti.
Il Palazzo è stato la residenza estiva di due cardinali appartenenti alla Famiglia Buonvisi, Girolamo e Francesco. I Buonvisi, potente famiglia di nobili e mercanti lucchesi, discendono da un consigliere di stato dell'Imperatore che si stabilì a Lucca verso il 900. Realizzarono la loro fortuna con il commercio della seta e la gestione di banche arrivando a divenire la famiglia più ricca di Lucca. Nel 1920 il Palazzo è stato acquistato dalla famiglia Guidi di Lucca
Palazzo Buonvisi
2 Via David Camilli
Il Palazzo è stato la residenza estiva di due cardinali appartenenti alla Famiglia Buonvisi, Girolamo e Francesco. I Buonvisi, potente famiglia di nobili e mercanti lucchesi, discendono da un consigliere di stato dell'Imperatore che si stabilì a Lucca verso il 900. Realizzarono la loro fortuna con il commercio della seta e la gestione di banche arrivando a divenire la famiglia più ricca di Lucca. Nel 1920 il Palazzo è stato acquistato dalla famiglia Guidi di Lucca
La costruzione di Palazzo Pfanner risale al 1660. Furono i Moriconi, membri del patriziato mercantile lucchese, a commissionarne l'edificazione. Travolti dal fallimento economico, i Moriconi furono costretti nel 1680 a vendere l'edificio ai Controni, anch'essi mercanti della seta ascesi al rango nobiliare. I Controni si dedicarono all'ampliamento dell'edificio: verso il 1686 sovrintesero ai lavori per la realizzazione dello scalone monumentale su progetto, si presume, dell'architetto lucchese Domenico Martinelli, attivo soprattutto nelle capitali europeee di Vienna e Praga; ai primi del '700 commissionarono, con ogni probabilità a Filippo Juvarra, la riqualificazione del giardino retrostante; sempre nello stesso periodo affidarono a pittori 'quadraturisti' locali l'affrescatura delle volte dello scalone e degli interni della residenza nobiliare. La vicenda della famiglia Pfanner s’intreccia con la secolare storia del Palazzo verso la metà dell’'800. Fu infatti Felix Pfanner, birraio nativo di Hörbranz (Austria), ma di famiglia bavarese, ad acquistare progressivamente l'intera struttura dopo avervi istallato, a partire dal 1846, la sua birreria, una delle prime in Italia. La storica Birreria Pfanner, ameno luogo di produzione e mescita collocata tra il giardino e le cantine del Palazzo, chiuse nel 1929. Il Palazzo è tuttora di proprietà della famiglia Pfanner, la quale, a partire dal 1995, ha intrapreso un’impegnativa opera di valorizzazione promuovendone il restauro e l’apertura ai visitatori.
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Palazzo Pfanner
33 Via degli Asili
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La costruzione di Palazzo Pfanner risale al 1660. Furono i Moriconi, membri del patriziato mercantile lucchese, a commissionarne l'edificazione. Travolti dal fallimento economico, i Moriconi furono costretti nel 1680 a vendere l'edificio ai Controni, anch'essi mercanti della seta ascesi al rango nobiliare. I Controni si dedicarono all'ampliamento dell'edificio: verso il 1686 sovrintesero ai lavori per la realizzazione dello scalone monumentale su progetto, si presume, dell'architetto lucchese Domenico Martinelli, attivo soprattutto nelle capitali europeee di Vienna e Praga; ai primi del '700 commissionarono, con ogni probabilità a Filippo Juvarra, la riqualificazione del giardino retrostante; sempre nello stesso periodo affidarono a pittori 'quadraturisti' locali l'affrescatura delle volte dello scalone e degli interni della residenza nobiliare. La vicenda della famiglia Pfanner s’intreccia con la secolare storia del Palazzo verso la metà dell’'800. Fu infatti Felix Pfanner, birraio nativo di Hörbranz (Austria), ma di famiglia bavarese, ad acquistare progressivamente l'intera struttura dopo avervi istallato, a partire dal 1846, la sua birreria, una delle prime in Italia. La storica Birreria Pfanner, ameno luogo di produzione e mescita collocata tra il giardino e le cantine del Palazzo, chiuse nel 1929. Il Palazzo è tuttora di proprietà della famiglia Pfanner, la quale, a partire dal 1995, ha intrapreso un’impegnativa opera di valorizzazione promuovendone il restauro e l’apertura ai visitatori.
La Villa Garzoni con il suo famoso Giardino si può definire l’ultima delle Ville lucchesi ad est, è uno straordinario esempio del gusto e della cultura toscana del '700 e si trova su un'antichissima strada che in epoca romana si chiamò Cassia o Clodia. Anche Collodi ha una nobile storia, il nome derivando, secondo la tradizione, da un remoto Forum Clodii riportato nella celebre tavola Peuntingeriana. Quanto ai Garzoni, erano questi una potente famiglia originaria di Pescia, di parte Ghibellina, che dopo la morte di Castruccio aveva subito la confisca dei beni, il bando e l’esilio. Riparata a Lucca, dove era assurta alle più alte cariche dello stato, al momento di costruire una villa l’antico gusto della provocazione e della sfida l’aveva ricondotta a questo luogo, che era sull'antico confine fra il Granducato e la Repubblica di Lucca. La prima notizia certa del Castello risale al 1633 ed al marchese Romano di Alessandro Garzoni che, probabilmente, fu anche il primo architetto del Giardino, nel 1652 già delineato nelle forme attuali. L'imponente opera richiese per il suo completamento l’arco di centosettantanni e l’impegno di tre generazioni. L'ultimo assetto ed il miracolo della Palazzina d'estate si devono al genio ed al capriccio di Ottaviano Diodati, traduttore dell'Encyclopèdie e tipico esponente dell'illuminismo toscano. Il Giardino, che s’apre come uno stupendo teatro, con giochi e trionfi d acqua e vasche grandi e stellate, ha suscitato l'invidia di principi e di re e può essere messo a fianco non solo dei grandi giardini italiani, Villa d’Este, Boboli, il parco della reggia di Caserta, ma dei grandi giardini europei Versailles, Fontainbleau, Saint-Claud, Postdam, Wilhelmhöhe e lo stesso grandioso Schonbrunn di Vienna, con i quali esprime i grandi ideali post-rinascimentali, le rigorose strutture geometriche stemperate dal verde, dall'umida grazia dei fiori, dagli elementi comici, epici e fantastici di statue, mascheroni e fontane. Nel Cinquecento il giardino Garzoni era costituito da una piccola area a fianco del palazzo, distribuita su tre livelli di terreno. Di questa prima fase non si possiedono molte notizie a parte una breve descrizione ed un disegno sommario contenuti in un documento del 1550. Nel seicento si ha la realizzazione del giardino vero e proprio, separato dall’edificio. Il primo documento che ci permette di conoscerne la sistemazione è l'opera poetica di F. Sbarra “Le pompe di Collodi" del 1552, che celebra la grandiosità del giardino e descrive il labirinto, il ponte sul torrente i terrazzamenti ed il bosco suddiviso in viali paralleli, che tuttora esistono. Da questo documento e da una pianta dei 1680 emerge chiaramente che questa prima sistemazione, più spettacolare e grandiosa di quella seicentesca, non altera tuttavia la struttura di base del giardino. Si trova descritta in molte composizioni celebrative, e rappresentata in dipinti e planimetrie contenuti nei registri di fattoria. IlCastello, detto delle cento finestre, di una bellezza favolosa ed assorta, si offre nei piani nobili, nella camera che si dice abbia ospitato Napoleone, nell'imponente cucina nella quale lavorò il padre di Carlo Lorenzini (Collodi) autore di Pinocchio. Il Castello è in fase di restauro e per ora non può essere visitato. Nel 2007 è stata inaugurata una splendida architettura di cristallo che, situata ai margini del Giardino storico, ospita la Butterfly House. Qui in una ricca foresta tropicale volano libere centinaia di farfalle provenienti da tutto il mondo. Con questa offerta nuova, ma dalle antiche radici, il Giardino Garzoni vede tra i suoi frequentatori anche i giovanissimi amici di Pinocchio e di Collodi
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Storico Giardino Garzoni - Casa delle Farfalle
5 Via della Vittoria
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La Villa Garzoni con il suo famoso Giardino si può definire l’ultima delle Ville lucchesi ad est, è uno straordinario esempio del gusto e della cultura toscana del '700 e si trova su un'antichissima strada che in epoca romana si chiamò Cassia o Clodia. Anche Collodi ha una nobile storia, il nome derivando, secondo la tradizione, da un remoto Forum Clodii riportato nella celebre tavola Peuntingeriana. Quanto ai Garzoni, erano questi una potente famiglia originaria di Pescia, di parte Ghibellina, che dopo la morte di Castruccio aveva subito la confisca dei beni, il bando e l’esilio. Riparata a Lucca, dove era assurta alle più alte cariche dello stato, al momento di costruire una villa l’antico gusto della provocazione e della sfida l’aveva ricondotta a questo luogo, che era sull'antico confine fra il Granducato e la Repubblica di Lucca. La prima notizia certa del Castello risale al 1633 ed al marchese Romano di Alessandro Garzoni che, probabilmente, fu anche il primo architetto del Giardino, nel 1652 già delineato nelle forme attuali. L'imponente opera richiese per il suo completamento l’arco di centosettantanni e l’impegno di tre generazioni. L'ultimo assetto ed il miracolo della Palazzina d'estate si devono al genio ed al capriccio di Ottaviano Diodati, traduttore dell'Encyclopèdie e tipico esponente dell'illuminismo toscano. Il Giardino, che s’apre come uno stupendo teatro, con giochi e trionfi d acqua e vasche grandi e stellate, ha suscitato l'invidia di principi e di re e può essere messo a fianco non solo dei grandi giardini italiani, Villa d’Este, Boboli, il parco della reggia di Caserta, ma dei grandi giardini europei Versailles, Fontainbleau, Saint-Claud, Postdam, Wilhelmhöhe e lo stesso grandioso Schonbrunn di Vienna, con i quali esprime i grandi ideali post-rinascimentali, le rigorose strutture geometriche stemperate dal verde, dall'umida grazia dei fiori, dagli elementi comici, epici e fantastici di statue, mascheroni e fontane. Nel Cinquecento il giardino Garzoni era costituito da una piccola area a fianco del palazzo, distribuita su tre livelli di terreno. Di questa prima fase non si possiedono molte notizie a parte una breve descrizione ed un disegno sommario contenuti in un documento del 1550. Nel seicento si ha la realizzazione del giardino vero e proprio, separato dall’edificio. Il primo documento che ci permette di conoscerne la sistemazione è l'opera poetica di F. Sbarra “Le pompe di Collodi" del 1552, che celebra la grandiosità del giardino e descrive il labirinto, il ponte sul torrente i terrazzamenti ed il bosco suddiviso in viali paralleli, che tuttora esistono. Da questo documento e da una pianta dei 1680 emerge chiaramente che questa prima sistemazione, più spettacolare e grandiosa di quella seicentesca, non altera tuttavia la struttura di base del giardino. Si trova descritta in molte composizioni celebrative, e rappresentata in dipinti e planimetrie contenuti nei registri di fattoria. IlCastello, detto delle cento finestre, di una bellezza favolosa ed assorta, si offre nei piani nobili, nella camera che si dice abbia ospitato Napoleone, nell'imponente cucina nella quale lavorò il padre di Carlo Lorenzini (Collodi) autore di Pinocchio. Il Castello è in fase di restauro e per ora non può essere visitato. Nel 2007 è stata inaugurata una splendida architettura di cristallo che, situata ai margini del Giardino storico, ospita la Butterfly House. Qui in una ricca foresta tropicale volano libere centinaia di farfalle provenienti da tutto il mondo. Con questa offerta nuova, ma dalle antiche radici, il Giardino Garzoni vede tra i suoi frequentatori anche i giovanissimi amici di Pinocchio e di Collodi
La Villa fu costruita dalla famiglia Diodati tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500; passò poi ai Cittadella che ne eseguirono il restauro di meta’ ‘800 trasformando l’aspetto della costruzione da rinascimentale a neoclassico; nel 1868 fu acquisita dai Grabau, di origini tedesche, che ancora oggi ne sono proprietari. Nelle sale si ammirano affreschi neoclassici, arredi d’epoca,ed una cappellina che conserva gli affreschi originali del ‘600/’700. La vista sul parco dalle sale interne e’ resa affascinante dal sapiente gioco di prospettive e simmetrie. Nel parco troviamo la limonaia del 1640, una splendida e imponente costruzione perfettamente conservata che accoglie ogni inverno le piante di limoni che li’ dimorano fino a primavera; il Teatrino di Verzura che puo’ ospitare cerimonie nuziali; il grande giardino all’inglese dell’800 con piante provenienti da tutto il mondo e rarita’, quali il quercus audleyensis e la michelia figo; il giardino all’italiana che accoglie una bella collezione di limoni in vasi antichi
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Villa Grabau
269 Via per Matraia
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La Villa fu costruita dalla famiglia Diodati tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500; passò poi ai Cittadella che ne eseguirono il restauro di meta’ ‘800 trasformando l’aspetto della costruzione da rinascimentale a neoclassico; nel 1868 fu acquisita dai Grabau, di origini tedesche, che ancora oggi ne sono proprietari. Nelle sale si ammirano affreschi neoclassici, arredi d’epoca,ed una cappellina che conserva gli affreschi originali del ‘600/’700. La vista sul parco dalle sale interne e’ resa affascinante dal sapiente gioco di prospettive e simmetrie. Nel parco troviamo la limonaia del 1640, una splendida e imponente costruzione perfettamente conservata che accoglie ogni inverno le piante di limoni che li’ dimorano fino a primavera; il Teatrino di Verzura che puo’ ospitare cerimonie nuziali; il grande giardino all’inglese dell’800 con piante provenienti da tutto il mondo e rarita’, quali il quercus audleyensis e la michelia figo; il giardino all’italiana che accoglie una bella collezione di limoni in vasi antichi
Villa Mansi, una Villa Barocca situata a Lucca nel centro della Toscana, risale al sedicesimo secolo e, tra le molte Ville della lucchesia, è sicuramente una delle più rappresentative della cultura e della società dell'antica Repubblica Aristocratica. Nel XVI secolo apparteneva a Nicolao Benedetti, come testimonia un atto notarile del 1599; furono i suoi eredi a cederla a Bartolomeo Cenami. Nel 1675 fu acquistata dal marchese Raffaello Mansi, famiglia molto conosciuta in Europa nel campo della mercatura della seta, che elesse la Villa a prediletta residenza estiva sua e delle successive generazioni; rimarrà di proprietà della famiglia Mansi fino al 2008, anno di acquisto da parte dell’attuale proprietario. La Villa è famosa per l'eleganza delle sue linee architettoniche e per la bellezza dei suoi giardini. L'edificio originario, costruito nella seconda metà del XVI sec., venne in gran parte trasformato negli anni 1634-1635 dall’Architetto Urbinate Muzio Oddi. Sotto i Mansi subì una ristrutturazione della facciata ad opera dell'architetto lucchese Giusti e la trasformazione del giardino su progetto di Filippo Juvarra a cui si devono le opere di chiusa, la sistemazione idraulica, la tripartizione del giardino stesso ed i giochi d’acqua. Dal giardino si accede alla Villa attraverso un loggiato decorato da statue di marmo. Fra i numerosi affreschi che decorano l'interno della Villa, quelli del salone centrale sono sicuramente i più interessanti grazie all'opera del pittore neoclassico Stefano Tofanelli. I dipinti consistono nelle due grandi tele laterali che riportano le gesta di Apollo e nel soffitto raffigurante "Il Trionfo del Dio Sole". Fanno parte della proprietà, oltre alla Villa, le Scuderie e la Casa del Giardiniere. La proprietà di estende su una superficie di oltre quattro ettari.
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Villa Mansi, Segromigno in Monte
259 Via delle Selvette
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Villa Mansi, una Villa Barocca situata a Lucca nel centro della Toscana, risale al sedicesimo secolo e, tra le molte Ville della lucchesia, è sicuramente una delle più rappresentative della cultura e della società dell'antica Repubblica Aristocratica. Nel XVI secolo apparteneva a Nicolao Benedetti, come testimonia un atto notarile del 1599; furono i suoi eredi a cederla a Bartolomeo Cenami. Nel 1675 fu acquistata dal marchese Raffaello Mansi, famiglia molto conosciuta in Europa nel campo della mercatura della seta, che elesse la Villa a prediletta residenza estiva sua e delle successive generazioni; rimarrà di proprietà della famiglia Mansi fino al 2008, anno di acquisto da parte dell’attuale proprietario. La Villa è famosa per l'eleganza delle sue linee architettoniche e per la bellezza dei suoi giardini. L'edificio originario, costruito nella seconda metà del XVI sec., venne in gran parte trasformato negli anni 1634-1635 dall’Architetto Urbinate Muzio Oddi. Sotto i Mansi subì una ristrutturazione della facciata ad opera dell'architetto lucchese Giusti e la trasformazione del giardino su progetto di Filippo Juvarra a cui si devono le opere di chiusa, la sistemazione idraulica, la tripartizione del giardino stesso ed i giochi d’acqua. Dal giardino si accede alla Villa attraverso un loggiato decorato da statue di marmo. Fra i numerosi affreschi che decorano l'interno della Villa, quelli del salone centrale sono sicuramente i più interessanti grazie all'opera del pittore neoclassico Stefano Tofanelli. I dipinti consistono nelle due grandi tele laterali che riportano le gesta di Apollo e nel soffitto raffigurante "Il Trionfo del Dio Sole". Fanno parte della proprietà, oltre alla Villa, le Scuderie e la Casa del Giardiniere. La proprietà di estende su una superficie di oltre quattro ettari.
primi documenti su questa Villa sono piuttosto tardi e risalgono al 1593, quando Alessandro Buonvisi, nel suo testamento, pur lasciando erede di tutti i suoi beni il figlio Lodovico, manifestò il desiderio che la moglie Angela, qualora non avesse trovato soddisfacente la sistemazione assieme al figlio, potesse andare ad abitare nella Villa di S. Pancrazio; l’altro è costituito da un particolareggiato Terrilogio risalente al XVII secolo, in cui è riportata la pianta del giardino ed il disegno del palazzo. Dalle caratteristiche estetiche si ritiene che il progetto per la costruzione della Villa sia stato commissionato dai Buonvisi, tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, a Matteo Civitali. Il Civitali (1436-1501), insigne scultore, intagliatore, architetto, operò a Lucca ed in altre città toscane. La Villa fu la sede prediletta di due Cardinali, Girolamo e Francesco che, quando erano a Lucca, la elessero come loro dimora. Nel 1661 il Cardinale Girolamo vi ospitò un Sacro Sinodo, cui partecipò lo stesso Papa Alessandro VIII; ed un altro Sinodo vi fu indetto dal Cardinale Francesco nel 1700, pochi mesi prima della sua morte. Di grande pregio artistico è anche la scuderia Buonvisi, legata a singolare leggenda; la scommessa del Buonvisi con il re di Francia Luigi XIV. Il Buonvisi sosteneva essere più bella la scuderia di San Pancrazio che una qualsiasi sala della reggia di Versailles. Incuriosito il re inviò un suo ambasciatore per constatare la veridicità delle parole del Buonvisi. Il messo giunto sul posto trovò le pareti della scuderia interamente tappezzate di monete d’oro riportanti l’effige del Re Sole. L’ambasciatore, di fronte a tanto splendore e all’immagine del suo re, non poté che inchinarsi e riconoscere che il Buonvisi aveva vinto la scommessa. (http://www.villaoliva.it)
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Villa Oliva
2034 Via delle Ville
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primi documenti su questa Villa sono piuttosto tardi e risalgono al 1593, quando Alessandro Buonvisi, nel suo testamento, pur lasciando erede di tutti i suoi beni il figlio Lodovico, manifestò il desiderio che la moglie Angela, qualora non avesse trovato soddisfacente la sistemazione assieme al figlio, potesse andare ad abitare nella Villa di S. Pancrazio; l’altro è costituito da un particolareggiato Terrilogio risalente al XVII secolo, in cui è riportata la pianta del giardino ed il disegno del palazzo. Dalle caratteristiche estetiche si ritiene che il progetto per la costruzione della Villa sia stato commissionato dai Buonvisi, tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, a Matteo Civitali. Il Civitali (1436-1501), insigne scultore, intagliatore, architetto, operò a Lucca ed in altre città toscane. La Villa fu la sede prediletta di due Cardinali, Girolamo e Francesco che, quando erano a Lucca, la elessero come loro dimora. Nel 1661 il Cardinale Girolamo vi ospitò un Sacro Sinodo, cui partecipò lo stesso Papa Alessandro VIII; ed un altro Sinodo vi fu indetto dal Cardinale Francesco nel 1700, pochi mesi prima della sua morte. Di grande pregio artistico è anche la scuderia Buonvisi, legata a singolare leggenda; la scommessa del Buonvisi con il re di Francia Luigi XIV. Il Buonvisi sosteneva essere più bella la scuderia di San Pancrazio che una qualsiasi sala della reggia di Versailles. Incuriosito il re inviò un suo ambasciatore per constatare la veridicità delle parole del Buonvisi. Il messo giunto sul posto trovò le pareti della scuderia interamente tappezzate di monete d’oro riportanti l’effige del Re Sole. L’ambasciatore, di fronte a tanto splendore e all’immagine del suo re, non poté che inchinarsi e riconoscere che il Buonvisi aveva vinto la scommessa. (http://www.villaoliva.it)
La visita al Parco di Villa Reale regala la sorpresa di immergersi in un antichissimo passato che affonda le sue radici nell’epoca Medioevale. È proprio a partire da questo periodo, che inizia la straordinaria storia del Complesso di Villa Reale, risultato di una serie di trasformazioni avvenute nel corso dei secoli davanti agli occhi di personaggi illustri e dinastie reali. Il primo nucleo era formato da un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia durante l’epoca Altomedioevale. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Avvocati e, in seguito, ai nobili Buonvisi, famiglia lucchese di mercanti e banchieri che trasformarono la fortezza in un palazzo signorile. Dopo il loro fallimento, i Buonvisi misero in vendita gran parte dei beni familiari, tra cui, la Villa di Marlia. La storica dimora venne allora acquistata nel 1651 da Olivieri e Lelio Orsetti che operarono modifiche alla Villa e dettero al Parco una nuova sistemazione di gusto barocco con la realizzazione di cortili, stradoni e giardini scenografici come il Teatro di Verzura e il Giardino dei Limoni. Ai due nobili lucchesi si deve anche la costruzione, nel corso del secolo XVIII, dell’elegante Palazzina dell’Orologio dedicata ad ospitare gli ambienti della fattoria e della scuderia. Durante il periodo Napoleonico Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, acquistò la proprietà nel 1806. Da questo momento in poi la Villa prenderà il nome di Reale, dal titolo di Elisa, regina dell’Etruria. Forte ed intenso fu il legame della Principessa con la residenza di Marlia. A lei si devono i maggiori interventi che trasformarono la struttura del palazzo e i giardini. Poco dopo l’acquisto, infatti, incorporò al complesso la confinante Villa del Vescovo e modernizzò le facciate dell'antico Palazzo Orsetti secondo lo stile neoclassico. Anche il Parco fu parzialmente ridisegnato secondo la moda settecentesca del Giardino all’inglese. L’intervento più significativo fu la dilatazione prospettica dello spazio di fronte al palazzo, caratterizzata da un leggero pendio che esalta il movimento del paesaggio così come suggerisce il gusto romantico. Il Parco di Villa Reale fu inoltre abbellito da statue e vasi realizzati con il pregiato marmo bianco dell’Accademia Eugeniana di Carrara. Dopo la caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel febbraio del 1814 e il Principato di Lucca venne trasformato in Ducato, assegnato a Carlo Ludovico di Borbone. Villa Reale divenne allora la sede estiva della nuova corte che si dilettò nell’organizzare splendide feste da ballo, ospitando spesso personaggi illustri, principi e sovrani. Nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone abdicò in favore di Leopoldo II di Lorena, ponendo fine all’autonomia politica della Lucchesia che venne così annessa al Gran Ducato di Toscana: Lucca perdeva il suo ruolo di capitale e Villa Reale cessava di essere la vera sede della Corte. Nella seconda metà dell’Ottocento la residenza d’epoca passò nelle mani del regno d’Italia e divenne proprietà di Vittorio Emanuele II che decise di cederla a Penelope Carolina, vedova di Carlo di Borbone principe di Capua. La principessa, insieme ai due figli, trascorsero diversi anni nella nella dimora Reale messa a loro disposizione. Quando Penelope Carolina morì nel 1882, il complesso di Marlia rimase ai due figli, Vittoria Augusta e Francesco Carlo, la cui malattia mentale gli portò l’appellativo di "Principe Matto". Alla morte della sorella Vittoria, il principe fu affiancato da un tutore che si occupò della gestione di beni; il complesso di Villa Reale fu messo in vendita e i beni mobili andarono all'asta, mentre molti alberi del Parco furono abbattuti per produrre legname. Agli inizi del novecento, Il Conte e la Contessa Pecci-Blunt se ne innamorarono perdutamente e nel 1923 acquistarono la proprietà. L’anno successivo commissionarono a Jacques Greber, famoso architetto francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, un lago ed elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico già dato dall’avvicendarsi dei giardini. Nella storica dimora hanno trovato la dimensione ideale, in un clima irripetibile a cavallo tra Otto e Novecento, personaggi illustri come il violinista e compositore Paganini e l'artista americano John Singer Sargent. Quasi un secolo più tardi, nel 2015 una giovane coppia svizzera, essendosi perdutamente innamorata del complesso ormai trascurato, acquistò la proprietà. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e solamente un paio di mesi più tardi, una terribile tempesta di vento abbatté molti alberi secolari, complicando così il risanamento del parco. Nonostante gli innumerevoli ostacoli riscontrati, i proprietari decisero comunque di accettare la sfida di riportare la Villa Reale di Marlia al suo antico splendore commissionando importanti lavori di restauro. Da agosto 2019 è inoltre possibile visitare anche le prime stanze restaurate della Villa, dalle quali si ha la possibilità di ammirare il parco da diverse prospettive.
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Villa Reale sa Marlia
2 Via Fraga Alta
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La visita al Parco di Villa Reale regala la sorpresa di immergersi in un antichissimo passato che affonda le sue radici nell’epoca Medioevale. È proprio a partire da questo periodo, che inizia la straordinaria storia del Complesso di Villa Reale, risultato di una serie di trasformazioni avvenute nel corso dei secoli davanti agli occhi di personaggi illustri e dinastie reali. Il primo nucleo era formato da un fortilizio abitato dal Duca di Tuscia durante l’epoca Altomedioevale. Successivamente la proprietà passò alla famiglia Avvocati e, in seguito, ai nobili Buonvisi, famiglia lucchese di mercanti e banchieri che trasformarono la fortezza in un palazzo signorile. Dopo il loro fallimento, i Buonvisi misero in vendita gran parte dei beni familiari, tra cui, la Villa di Marlia. La storica dimora venne allora acquistata nel 1651 da Olivieri e Lelio Orsetti che operarono modifiche alla Villa e dettero al Parco una nuova sistemazione di gusto barocco con la realizzazione di cortili, stradoni e giardini scenografici come il Teatro di Verzura e il Giardino dei Limoni. Ai due nobili lucchesi si deve anche la costruzione, nel corso del secolo XVIII, dell’elegante Palazzina dell’Orologio dedicata ad ospitare gli ambienti della fattoria e della scuderia. Durante il periodo Napoleonico Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone e principessa di Lucca, acquistò la proprietà nel 1806. Da questo momento in poi la Villa prenderà il nome di Reale, dal titolo di Elisa, regina dell’Etruria. Forte ed intenso fu il legame della Principessa con la residenza di Marlia. A lei si devono i maggiori interventi che trasformarono la struttura del palazzo e i giardini. Poco dopo l’acquisto, infatti, incorporò al complesso la confinante Villa del Vescovo e modernizzò le facciate dell'antico Palazzo Orsetti secondo lo stile neoclassico. Anche il Parco fu parzialmente ridisegnato secondo la moda settecentesca del Giardino all’inglese. L’intervento più significativo fu la dilatazione prospettica dello spazio di fronte al palazzo, caratterizzata da un leggero pendio che esalta il movimento del paesaggio così come suggerisce il gusto romantico. Il Parco di Villa Reale fu inoltre abbellito da statue e vasi realizzati con il pregiato marmo bianco dell’Accademia Eugeniana di Carrara. Dopo la caduta di Napoleone, Elisa dovette lasciare il suo regno nel febbraio del 1814 e il Principato di Lucca venne trasformato in Ducato, assegnato a Carlo Ludovico di Borbone. Villa Reale divenne allora la sede estiva della nuova corte che si dilettò nell’organizzare splendide feste da ballo, ospitando spesso personaggi illustri, principi e sovrani. Nel 1847 Carlo Ludovico di Borbone abdicò in favore di Leopoldo II di Lorena, ponendo fine all’autonomia politica della Lucchesia che venne così annessa al Gran Ducato di Toscana: Lucca perdeva il suo ruolo di capitale e Villa Reale cessava di essere la vera sede della Corte. Nella seconda metà dell’Ottocento la residenza d’epoca passò nelle mani del regno d’Italia e divenne proprietà di Vittorio Emanuele II che decise di cederla a Penelope Carolina, vedova di Carlo di Borbone principe di Capua. La principessa, insieme ai due figli, trascorsero diversi anni nella nella dimora Reale messa a loro disposizione. Quando Penelope Carolina morì nel 1882, il complesso di Marlia rimase ai due figli, Vittoria Augusta e Francesco Carlo, la cui malattia mentale gli portò l’appellativo di "Principe Matto". Alla morte della sorella Vittoria, il principe fu affiancato da un tutore che si occupò della gestione di beni; il complesso di Villa Reale fu messo in vendita e i beni mobili andarono all'asta, mentre molti alberi del Parco furono abbattuti per produrre legname. Agli inizi del novecento, Il Conte e la Contessa Pecci-Blunt se ne innamorarono perdutamente e nel 1923 acquistarono la proprietà. L’anno successivo commissionarono a Jacques Greber, famoso architetto francese, il restauro del Parco e dei giardini, con l’intento di unire tradizione e innovazione. Vennero creati boschi, ruscelli, un lago ed elementi bucolici che andarono a completare e arricchire il quadro romantico già dato dall’avvicendarsi dei giardini. Nella storica dimora hanno trovato la dimensione ideale, in un clima irripetibile a cavallo tra Otto e Novecento, personaggi illustri come il violinista e compositore Paganini e l'artista americano John Singer Sargent. Quasi un secolo più tardi, nel 2015 una giovane coppia svizzera, essendosi perdutamente innamorata del complesso ormai trascurato, acquistò la proprietà. Le difficoltà non tardarono ad arrivare e solamente un paio di mesi più tardi, una terribile tempesta di vento abbatté molti alberi secolari, complicando così il risanamento del parco. Nonostante gli innumerevoli ostacoli riscontrati, i proprietari decisero comunque di accettare la sfida di riportare la Villa Reale di Marlia al suo antico splendore commissionando importanti lavori di restauro. Da agosto 2019 è inoltre possibile visitare anche le prime stanze restaurate della Villa, dalle quali si ha la possibilità di ammirare il parco da diverse prospettive.
Monumento Nazionale. La Villa rinascimentale con il giardino “ad orto”, costruita per i Marchesi  Buonvisi, fu trasformata nell’attuale sontuoso Palazzo con il Giardino - Teatro di Flora dal Marchese Nicolao Santini, ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole (Louis XIV). Acquistata nel 1636, decise di farne “la Sua Vesailles” consigliato da Andrée Lenotre per le grandi fontane e costruendo il “Borgo Parigi”. La teatrale facciata ornata di statue annuncia la ricchezza dello stile interno, con affreschi (di P. Scorzini e V. Dandini), collezioni ed arredi ancora originali, essendo gli attuali proprietari discendenti diretti del Marchese Santini. Un imponente viale di cipressi esalta l’arrivo e nel Parco antiche Camelie e rare specie botaniche, inserite da Vittoria Santini Torrigiani (XIX°), hanno raggiunto notevoli dimensioni dando al giardino un aspetto più  Romantico.  Luogo di cultura ed incontri, ha ospitato tra gli altri i Presidenti francesi George Pompidu e Giscard d’Estaing, la Regina Madre d’Inghilterra Elisabetta I, che ha piantato un albero, il Primo Ministro canadese Jean Chrétien, in visita privata durante il G8 a Genova. Nel teatrino cantò Maria Malibran e più recentemente Cecilia Bartoli, in visita privata. La Villa fu aperta alle visite dalla Principessa Simonetta Colonna di Stigliano, nata Marchesa Torrigiani, pur continuando ad essere abitata dalla famiglia.
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Villa Torrigiani
3 Via Stradone di Camigliano
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Monumento Nazionale. La Villa rinascimentale con il giardino “ad orto”, costruita per i Marchesi  Buonvisi, fu trasformata nell’attuale sontuoso Palazzo con il Giardino - Teatro di Flora dal Marchese Nicolao Santini, ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole (Louis XIV). Acquistata nel 1636, decise di farne “la Sua Vesailles” consigliato da Andrée Lenotre per le grandi fontane e costruendo il “Borgo Parigi”. La teatrale facciata ornata di statue annuncia la ricchezza dello stile interno, con affreschi (di P. Scorzini e V. Dandini), collezioni ed arredi ancora originali, essendo gli attuali proprietari discendenti diretti del Marchese Santini. Un imponente viale di cipressi esalta l’arrivo e nel Parco antiche Camelie e rare specie botaniche, inserite da Vittoria Santini Torrigiani (XIX°), hanno raggiunto notevoli dimensioni dando al giardino un aspetto più  Romantico.  Luogo di cultura ed incontri, ha ospitato tra gli altri i Presidenti francesi George Pompidu e Giscard d’Estaing, la Regina Madre d’Inghilterra Elisabetta I, che ha piantato un albero, il Primo Ministro canadese Jean Chrétien, in visita privata durante il G8 a Genova. Nel teatrino cantò Maria Malibran e più recentemente Cecilia Bartoli, in visita privata. La Villa fu aperta alle visite dalla Principessa Simonetta Colonna di Stigliano, nata Marchesa Torrigiani, pur continuando ad essere abitata dalla famiglia.
La storia di Collodi è strettamente legata al nome della famiglia Garzoni, le cui vicende si inseriscono nella controversia tra Guelfi e Ghibellini. La famiglia Garzoni apparteneva ai Ghibellini ed ebbe come storica rivale la città di Firenze, notoriamente Guelfa. Durante tutto il XIV secolo Collodi partecipò alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle vicende della guerra fra Pisa e Firenze. I Garzoni furono costretti ad emigrare a Lucca ma conservarono comunque i possedimenti a Collodi, a San Martino e a Sesto.
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Collodi
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La storia di Collodi è strettamente legata al nome della famiglia Garzoni, le cui vicende si inseriscono nella controversia tra Guelfi e Ghibellini. La famiglia Garzoni apparteneva ai Ghibellini ed ebbe come storica rivale la città di Firenze, notoriamente Guelfa. Durante tutto il XIV secolo Collodi partecipò alle battaglie di Montecatini (1315), di Altopascio (1325), al fallito tentativo di riprendere Pescia, e alle vicende della guerra fra Pisa e Firenze. I Garzoni furono costretti ad emigrare a Lucca ma conservarono comunque i possedimenti a Collodi, a San Martino e a Sesto.

Visite turistiche

http://www.lemuradilucca.it/visitare-le-mura/mappa-delle-mura-di-lucca
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Mga Pader ng Lucca
Via delle Mura Urbane
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