ITA - Le Madonie e il Parco - Madonie Park Gates

Giorgio Maria
Giorgio Maria
ITA - Le Madonie e il Parco - Madonie Park Gates

Drinks & Nightlife

Il miglior luogo per la qualità dei cocktail
Sala Giochi Bar Internet Point Di Di Fonzo Ferdinando
87 Corso Giuseppe Mazzini
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Food Scene

Presente sia come ristorante, che come pizzeria, per chi avesse diverse esigenze
Ristorante Belle EPOQUE
13 Viale Risorgimento
Presente sia come ristorante, che come pizzeria, per chi avesse diverse esigenze

Sightseeing

Proclamato Borgo dei borghi nel 2014 è uno dei paesi di maggior interesse delle Alte Madonie. Un borgo medievale reso suggestivo dalle case addossate e compatte tra loro a formare un unico abitato fatto di antiche chiese con gli alti campanili, come la Chiesa Madre e di bei palazzi signorili: Palazzo Sgadari, che ospita il Museo Civico, Palazzo Bongiorno che è la sede del Consiglio Comunale. L’atmosfera suggestiva del centro storico è lo scenario naturale delle feste tradizionali e degli eventi turistico-culturali, che si svolgono durante il corso dell'anno.
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Gangi, Sicily
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Proclamato Borgo dei borghi nel 2014 è uno dei paesi di maggior interesse delle Alte Madonie. Un borgo medievale reso suggestivo dalle case addossate e compatte tra loro a formare un unico abitato fatto di antiche chiese con gli alti campanili, come la Chiesa Madre e di bei palazzi signorili: Palazzo Sgadari, che ospita il Museo Civico, Palazzo Bongiorno che è la sede del Consiglio Comunale. L’atmosfera suggestiva del centro storico è lo scenario naturale delle feste tradizionali e degli eventi turistico-culturali, che si svolgono durante il corso dell'anno.

Entertainment & Activities

Il primo ed unico Parco Avventura delle Sicilia. Un modo nuovo, divertente e sicuro per avvicinarsi alla natura imparando a scoprirla, conoscerla e rispettarla. Il Parco Avventura Madonie da la possibilità di fare nuove ed esaltanti esperienze di sporte divertimento all'aria aperta.All'interno delle strutture del parco, il visitatore potrà misurarsi con eccitanti percorsi acrobatici in altezza, emozionanti piste per mountain bike, sensazionali percorsi tattili, gare di orientamento ed escursioni naturalistiche: vivere la natura in un territorio tutto da scoprire.
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Parco Avventura Madonie
Località Gorgonero
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Il primo ed unico Parco Avventura delle Sicilia. Un modo nuovo, divertente e sicuro per avvicinarsi alla natura imparando a scoprirla, conoscerla e rispettarla. Il Parco Avventura Madonie da la possibilità di fare nuove ed esaltanti esperienze di sporte divertimento all'aria aperta.All'interno delle strutture del parco, il visitatore potrà misurarsi con eccitanti percorsi acrobatici in altezza, emozionanti piste per mountain bike, sensazionali percorsi tattili, gare di orientamento ed escursioni naturalistiche: vivere la natura in un territorio tutto da scoprire.

Le Madonie E il Parco

Geografia Le Madonie sono poste tra i fiumi Imera (a circa 50 km est da Palermo) e Pollina che segna il confine con la provincia di Messina e i monti Nebrodi. A nord precipitano nel mar Tirreno mentre a sud si stemperano negli altopiani centrali dell'entroterra siciliano. La vetta più alta delle Madonie è il Pizzo Carbonara (1979 metri s.l.m.), la seconda della Sicilia dopo l'Etna. Pur apparendo compatte e simili tra loro, queste montagne, che sfiorano i 2.000 metri, sono in realtà composte da due zone principali, un nucleo centrale con massicci calcarei e le zone circostanti di natura argillosa. Allo stesso modo i rilievi si alternano fra aspri e più dolci e sinuosi. Dal punto di vista geografico il territorio delle Madonie può essere suddiviso in tre aree: la valle del territorio dell'Imera settentrionale (ovest), la valle dell'Imera meridionale e del Salso (sud-ovest e sud) e la valle del Pollina (est). A nord le Madonie degradano fino al mare fra i comuni di Campofelice di Roccella e Pollina, toccando Cefalù. All’interno delle Madonie vi è Il parco omonimo, un Parco naturale regionale che comprende quindici comuni della città metropolitana di Palermo in Sicilia: Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Bagni. Tra di questi, Petralia Soprana, Geraci e Gangi, fanno parte del club de “I Borghi più belli d’Italia” Flora e fauna L’istituzione del Parco, l'eccezionale habitat e la relativa densità abitativa permettono alle Madonie di vantare quasi il 90% delle specie faunistiche e floreali fra quelle presenti in Sicilia. Il parco è composto da quattro diverse aree a differente protezione (da integrale a controllata) e non copre tutta l'area delle Madonie, evitando la costa in particolare. I boschi, le valli e gli altipiani delle Madonie sono abitati da diverse specie che vivono in libertà. I cinghiali sono molto diffusi a causa dell'assenza di un antagonista. Tra gli altri mammiferi più diffusi si possono trovare il daino, la lepre (italica), il riccio (europeo), la volpe rossa. Nel parco vivono diverse specie di volatili, lepidotteri, e anche 90 specie di farfalle diurne divise nelle famiglie: Hesperiidae (14 specie), Papilionidae (5 specie), Pieridae (11 specie), Lycaenidae (19 specie), Nymphalidae (41 specie). Fra le specie endemiche esistono Hesperia comma hemipallida, Parnassius apollo siciliae, Lycaena alciphron bellieri, Eumedonia eumedon nebrodensis, Polyommartus daphnis pallidecolor. Quando andare Visitare le Madonie vuol dire recarsi in montagna, seppur può apparire strano essendo in Sicilia. Le Madonie hanno un clima rigido che permette anche di sciare in inverno (Piano Battaglia). La scelta del periodo di visita dipende dall'attività che si vuole svolgere. Primavera ed estate sono molto indicati se si sceglie di scoprire la natura o un itinerario storico. Chiunque vada per praticare sport invernali ovviamente preferirà i mesi più freddi, nei quali le Madonie offrono un paesaggio formato da tutti i paesini imbiancati come piccoli presepi, mostrando una Sicilia inaspettata Cosa fare Tra le tante attività si possono fare passeggiate sui sentieri principali attrezzati, birdwatching nei punti di osservazione, escursioni a cavallo o in mountain bike, visite di grotte, cavità naturali e siti geologici con presenza di fossili, escursioni lungo i corsi d'acqua e itinerari su sci da fondo o da alpinismo durante i periodi di maggiore innevamento. Gli itinerari ad alta quota (zone comprese tra Piano Cervi, Piano della Principessa, Monte Ferro, Pizzo Carbonara, Monte Mufara, Fosso Canna) presentano maggiori difficoltà e richiedono il supporto di guide locali, mentre quelli a media e bassa quota seguono le "trazzere" dell'epoca borbonica, utilizzate per la transumanza, o i sentieri esistenti tra borgate, casolari, mulini e chiese di campagna. Le zone di maggior interesse naturalistico sono il Vallone Madonna degli Angeli, il Piano Pomo (a circa 1400 metri s.l.m., tra Petralia Sottana e Castelbuono), il Piano Battaglia (a circa 1600 metri s.l.m., tra Polizzi Generosa, Petralia Sottana e Isnello), il Santuario della Madonna dell'Alto (XIV sec., centro di pellegrinaggi a quota 1819 metri s.l.m.), le Gole del Tiberio (lungo il fiume Pollina).
Piano Battaglia è una località di villeggiatura e di sport invernali, è una frazione di Petralia Sottana. Si trova a 1572 metri s.l.m., nel cuore del massiccio delle Madonie, tra il complesso montuoso di Pizzo Carbonara (1979 metri s.l.m.) e Monte Mufara (1865 metri s.l.m.), in un contesto paesaggistico e ambientale di alto valore. Il piano è un ampio “polje” e fa parte del complesso carsico del Carbonara. Nell'ambito del circuito degli European Geopark e della lista dei Geoparchi mondiali UNESCO, di cui fa parte il Parco delle Madonie, Piano Battaglia è sede di una splendida faggeta e di un interessante sentiero geologico, che offre la possibilità di osservare spettacolari formazioni coralline fossili del Mesozoico, appartenenti al dominio della Piattaforma Carbonatica Panoramide. Piano Battaglia rappresenta il punto di partenza per innumerevoli escursioni da compiere sulle alte Madonie. Ha anche una stazione sciistica, completamente rinnovata nel 2017, caratterizzata da un totale di 5 chilometri di piste, servite da una seggiovia, uno skilift e un tapis roulant.
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Piano Battaglia
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Piano Battaglia è una località di villeggiatura e di sport invernali, è una frazione di Petralia Sottana. Si trova a 1572 metri s.l.m., nel cuore del massiccio delle Madonie, tra il complesso montuoso di Pizzo Carbonara (1979 metri s.l.m.) e Monte Mufara (1865 metri s.l.m.), in un contesto paesaggistico e ambientale di alto valore. Il piano è un ampio “polje” e fa parte del complesso carsico del Carbonara. Nell'ambito del circuito degli European Geopark e della lista dei Geoparchi mondiali UNESCO, di cui fa parte il Parco delle Madonie, Piano Battaglia è sede di una splendida faggeta e di un interessante sentiero geologico, che offre la possibilità di osservare spettacolari formazioni coralline fossili del Mesozoico, appartenenti al dominio della Piattaforma Carbonatica Panoramide. Piano Battaglia rappresenta il punto di partenza per innumerevoli escursioni da compiere sulle alte Madonie. Ha anche una stazione sciistica, completamente rinnovata nel 2017, caratterizzata da un totale di 5 chilometri di piste, servite da una seggiovia, uno skilift e un tapis roulant.
Castellana Sicula è il primo centro abitato che si incontra lungo la ss. 120, a 13 km dallo svincolo di Tremonzelli, dopo aver attraversato le località di Xireni e Donalegge. Può essere considerata la porta del versante sud del Parco. Paese d’aspetto moderno, per via della rapidissima evoluzione verificatasi a partire dal secondo dopoguerra, ha origini risalenti al XVIII secolo, periodo nel quale il feudatario del luogo, duca di Ferrandina, volle graziosamente dare il nome della moglie (che apparteneva alla famiglia dei Castellana di Spagna), alle terre sulle quali oggi sorge Castellana. Non annovera né palazzi storici, né chiese piene di opere d’arte, ma, entrando nei centri abitati di Castellana e delle sue frazioni, a colpire l’attenzione del visitatore sono i murales, pitture affrescate sui muri ad angolo delle case. A partire dal 1994 artisti di valore hanno lasciato i loro preziosi contributi nelle strade e nell’aula consiliare, moderna pinacoteca cittadina. Una seconda attrazione è costituita dalle testimonianze archeologiche: i resti di una Villa romana dei primi secoli dopo Cristo, con annesse terme; i pigiatoi scavati nella roccia attigui alla Villa; e soprattutto, gli ipogei d’epoca paleocristiana, che sono in parte accanto alla Villa (di cui uno accolto nell’edificio museale che vi è stato costruito attorno), in parte nella parte alta e antica della frazione di Calcarelli A Castellana ci sono vari servizi essenziali, utili per il turista: un Punto-informazione del Parco e una biblioteca, che comprende un reparto Info@natura, ricco di volumi sul Parco delle Madonie, riviste e prodotti multimediali di interesse ambientale. C’è un campo sportivo e un campetto poliuso, panifici, pasticcerie che lavorano pani e dolci tipici del posto, e poi bar, alberghi, ristoranti, aziende agrituristiche e quant’altro possa offrire ristoro al visitatore. Se, invece di proseguire per il centro, si sale a sinistra, lungo un viale, è possibile raggiungere in successione le frazioni di Calcarelli, Catalani e Nociazzi, quindi Piano Mulino (1200 metri s.l.m), dove ci sono un mulino ad acqua restaurato di recente e un’area attrezzata. Ogni centro ha la sua chiesa, piccola, pulita e ben tenuta, accanto a tutta una vasta area sub-urbana al cui interno si succedono zone archeologiche, luoghi d’interesse etnoantropologico con insediamenti pastorali, mulini ad acqua, itinerari e sentieri naturalistici.
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Castellana Sicula
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Castellana Sicula è il primo centro abitato che si incontra lungo la ss. 120, a 13 km dallo svincolo di Tremonzelli, dopo aver attraversato le località di Xireni e Donalegge. Può essere considerata la porta del versante sud del Parco. Paese d’aspetto moderno, per via della rapidissima evoluzione verificatasi a partire dal secondo dopoguerra, ha origini risalenti al XVIII secolo, periodo nel quale il feudatario del luogo, duca di Ferrandina, volle graziosamente dare il nome della moglie (che apparteneva alla famiglia dei Castellana di Spagna), alle terre sulle quali oggi sorge Castellana. Non annovera né palazzi storici, né chiese piene di opere d’arte, ma, entrando nei centri abitati di Castellana e delle sue frazioni, a colpire l’attenzione del visitatore sono i murales, pitture affrescate sui muri ad angolo delle case. A partire dal 1994 artisti di valore hanno lasciato i loro preziosi contributi nelle strade e nell’aula consiliare, moderna pinacoteca cittadina. Una seconda attrazione è costituita dalle testimonianze archeologiche: i resti di una Villa romana dei primi secoli dopo Cristo, con annesse terme; i pigiatoi scavati nella roccia attigui alla Villa; e soprattutto, gli ipogei d’epoca paleocristiana, che sono in parte accanto alla Villa (di cui uno accolto nell’edificio museale che vi è stato costruito attorno), in parte nella parte alta e antica della frazione di Calcarelli A Castellana ci sono vari servizi essenziali, utili per il turista: un Punto-informazione del Parco e una biblioteca, che comprende un reparto Info@natura, ricco di volumi sul Parco delle Madonie, riviste e prodotti multimediali di interesse ambientale. C’è un campo sportivo e un campetto poliuso, panifici, pasticcerie che lavorano pani e dolci tipici del posto, e poi bar, alberghi, ristoranti, aziende agrituristiche e quant’altro possa offrire ristoro al visitatore. Se, invece di proseguire per il centro, si sale a sinistra, lungo un viale, è possibile raggiungere in successione le frazioni di Calcarelli, Catalani e Nociazzi, quindi Piano Mulino (1200 metri s.l.m), dove ci sono un mulino ad acqua restaurato di recente e un’area attrezzata. Ogni centro ha la sua chiesa, piccola, pulita e ben tenuta, accanto a tutta una vasta area sub-urbana al cui interno si succedono zone archeologiche, luoghi d’interesse etnoantropologico con insediamenti pastorali, mulini ad acqua, itinerari e sentieri naturalistici.
Polizzi Generosa offre uno dei panorami più suggestivi della Sicilia. La sua posizione è arricchita dal fascino delle vette delle Madonie, che raggiungono i 2000 metri di altezza, e dalle vallate rigogliose di noccioleti, uliveti e frutteti. Emozionante è il fenomeno detto "maretta", che avvolge Polizzi di nubi offrendo agli occhi, delle isole sospese nel cielo. Sul nome di Polizzi sono state fatte varie supposizioni: secondo Diodoro Siculo, corrisponde all'Atene siciliana, la Polis per antonomasia. Il rinvenimento di alcune testimonianze archeologiche, risalenti all’età ellenistica e oggi conservate nel Civico Museo Archeologico, fa ipotizzare l'esistenza di un primo insediamento, a carattere urbano, al IV-III secolo a.C., mentre l'attuale nucleo abitativo ha la sua origine durante la dominazione bizantina, quando le fu conferito il nome di Basileapolis (Città del Re). Allo scopo di difendersi dagli Arabi, furono proprio i Bizantini a stabilire la loro fortezza in una posizione strategica, sulla rocca su cui sorge l'odierno paese, riuscendo in questo modo a controllare le principali vie d'accesso alla Val Demone. La dominazione bizantina durò fino all'882, anno in cui i Saraceni inflissero una dura sconfitta ai Bizantini, insediandosi nel territorio erigendo sulla Rocca una moschea (oggi Chiesa di Sant'Antonio Abate). Una data da ricordare nella storia del paese è il 1234, anno in cui Federico II attribuì il titolo di "Generosa” alla città di Polizzi, in quanto Città Demaniale, che da allora è rimasto parte integrante e distintiva del suo toponimo. Le città demaniali avevano privilegi e prerogative importanti, e per questo motivo numerose famiglie benestanti, definite "nobiles", (seppur non essendolo poiché la nobiltà veniva conferita con privilegio regale) in virtù della loro ricchezza, costruirono bellissime e sontuose dimore, ottenendo dal viceré l’attribuzione di uno stemma ereditabile. Il periodo di maggior splendore e notevole fioritura artistica per il paese fu raggiunto durante il Rinascimento, grazie ai privilegi legati alla posizione geografica che la poneva al centro di un nodo viario principale del sistema di comunicazione. Anche la vita culturale fu particolarmente attiva in quel periodo, come testimonia l'apertura della prima scuola pubblica, dell'acquedotto per l'erogazione dell'acqua a tutti gli abitanti e di una scuola di "prime lettere" estesa successivamente ai corsi di studi superiori. Le difficoltà legate alla siccità del 1548 ed al diffondersi della peste nel 1575-76 diedero inizio ad una fase di progressiva decadenza che segnò profondamente il paese, arrivando a dimezzarne il numero degli abitanti. Alla fine del XIX secolo si ebbe una ripresa economica, evidenziata soprattutto dalla presenza di varie attività commerciali all'interno del territorio. Oggi Il centro storico di Polizzi è ricco di testimonianze lasciate dalle precedenti dominazioni: architetture civili e religiose, come i diversi palazzi o la Chiesa di Santa Maria Assunta (o di Santa Maria Maggiore). Il paese ha anche una ricca cultura gastronomica, infatti diverse sagre si svolgono durante l’anno, come la Sagra della Nocciola. Tra i prodotti tipici vi è Il fagiolo “badda” e lo sfoglio, un dolce ripieno di tuma (formaggio tipico siciliano).
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Polizzi Generosa
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Polizzi Generosa offre uno dei panorami più suggestivi della Sicilia. La sua posizione è arricchita dal fascino delle vette delle Madonie, che raggiungono i 2000 metri di altezza, e dalle vallate rigogliose di noccioleti, uliveti e frutteti. Emozionante è il fenomeno detto "maretta", che avvolge Polizzi di nubi offrendo agli occhi, delle isole sospese nel cielo. Sul nome di Polizzi sono state fatte varie supposizioni: secondo Diodoro Siculo, corrisponde all'Atene siciliana, la Polis per antonomasia. Il rinvenimento di alcune testimonianze archeologiche, risalenti all’età ellenistica e oggi conservate nel Civico Museo Archeologico, fa ipotizzare l'esistenza di un primo insediamento, a carattere urbano, al IV-III secolo a.C., mentre l'attuale nucleo abitativo ha la sua origine durante la dominazione bizantina, quando le fu conferito il nome di Basileapolis (Città del Re). Allo scopo di difendersi dagli Arabi, furono proprio i Bizantini a stabilire la loro fortezza in una posizione strategica, sulla rocca su cui sorge l'odierno paese, riuscendo in questo modo a controllare le principali vie d'accesso alla Val Demone. La dominazione bizantina durò fino all'882, anno in cui i Saraceni inflissero una dura sconfitta ai Bizantini, insediandosi nel territorio erigendo sulla Rocca una moschea (oggi Chiesa di Sant'Antonio Abate). Una data da ricordare nella storia del paese è il 1234, anno in cui Federico II attribuì il titolo di "Generosa” alla città di Polizzi, in quanto Città Demaniale, che da allora è rimasto parte integrante e distintiva del suo toponimo. Le città demaniali avevano privilegi e prerogative importanti, e per questo motivo numerose famiglie benestanti, definite "nobiles", (seppur non essendolo poiché la nobiltà veniva conferita con privilegio regale) in virtù della loro ricchezza, costruirono bellissime e sontuose dimore, ottenendo dal viceré l’attribuzione di uno stemma ereditabile. Il periodo di maggior splendore e notevole fioritura artistica per il paese fu raggiunto durante il Rinascimento, grazie ai privilegi legati alla posizione geografica che la poneva al centro di un nodo viario principale del sistema di comunicazione. Anche la vita culturale fu particolarmente attiva in quel periodo, come testimonia l'apertura della prima scuola pubblica, dell'acquedotto per l'erogazione dell'acqua a tutti gli abitanti e di una scuola di "prime lettere" estesa successivamente ai corsi di studi superiori. Le difficoltà legate alla siccità del 1548 ed al diffondersi della peste nel 1575-76 diedero inizio ad una fase di progressiva decadenza che segnò profondamente il paese, arrivando a dimezzarne il numero degli abitanti. Alla fine del XIX secolo si ebbe una ripresa economica, evidenziata soprattutto dalla presenza di varie attività commerciali all'interno del territorio. Oggi Il centro storico di Polizzi è ricco di testimonianze lasciate dalle precedenti dominazioni: architetture civili e religiose, come i diversi palazzi o la Chiesa di Santa Maria Assunta (o di Santa Maria Maggiore). Il paese ha anche una ricca cultura gastronomica, infatti diverse sagre si svolgono durante l’anno, come la Sagra della Nocciola. Tra i prodotti tipici vi è Il fagiolo “badda” e lo sfoglio, un dolce ripieno di tuma (formaggio tipico siciliano).
Piccolo borgo madonita molto caratteristico, è inserito nel circuito delle bandiere arancioni del Touring club italiano. È situata nel cuore del Parco delle Madonie, a 1.000 metri s.l.m. Lontanissime, e convalidate anche da numerosi e significativi reperti archeologici, le origini di Petralia Sottana. Nelle vicinanze dell'odierno abitato c’è un sito denominato "Grotta del Vecchiuzzo", la cui datazione risale a 3000 anni a.C., nel periodo paleolitico e neolitico. Difficile è seguire il percorso fino all’età della colonizzazione greca (750-730 a.C.) certa è invece la presenza, nella zona, dei Romani, venuti in Sicilia da conquistatori. Nel III secolo a.C., con la conquista romana, Petra divenne città "decumana" e centro di un qualche rilievo come presidio militare e mercato agricolo, come testimoniato da diversi scritti dell'epoca (tra gli altri Cicerone nelle "Verrine" e Diodoro Siculo) e da pochi ritrovamenti archeologici. Il paese seguì poi le sorti del resto dell'isola subendo le invasioni barbariche prima e la successiva riconquista bizantina. Con la conquista araba, nel IX secolo, venne ribattezzata "Batarliah" o "Batraliah" e divenne importante piazzaforte militare strategica e mercato. Della presenza araba sono sopravvissute talune espressioni dialettali o denominazioni di contrade ed un prezioso candelabro bronzeo, parte del ricco tesoro della Chiesa Madre. I normanni conquistarono Petralia intorno al 1062, fondandovi un Castello. Il centro, dapprima infeudato a tale Maimun Gaito, forse già emiro arabo, fu poi terra demaniale per finire a Gilberto di Monforte (1201) e, durante il periodo svevo, ai Ventimiglia di Geraci. Dopo vennero i Moncada, i Cardona e gli Álvarez de Toledo, fino all'abolizione della feudalità nel 1817. Il duomo di Petralia Sottana è la principale chiesa del paese, comunemente definita come "madrice" o "chiesa madre”, è intitolata a Maria santissima Assunta. Presenta decorazioni pregevoli, tra cui opere di Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Gangi, e dei Gagini, la Statua di San Calogero, patrono del paese, nonché numerose opere pittoriche e scultoree d'arte sacra di un arco temporale che va dal Cinquecento all'Ottocento. La chiesa di San Francesco d'Assisi è adornata da pregiatissimi affreschi e stucchi che raccontano gli episodi della vita del santo di Assisi. Custodisce molte tele di elevato valore artistico, tra cui un’opera dello Zoppo di Gangi, che raffigura il santo nell'atto di ricevere le stimmate. Sì possono considerare anche la Chiesa della Santissima Trinità, la Chiesa di Santa Maria alla Fontana, l’ex Convento dei Frati Minori Riformati, il Palazzo del Giglio, sede del Municipio, ed un Museo civico, dove è presente una collezione geologica e una sezione archeologica, che accoglie i reperti della preziosa collezione Collisani. Petralia non è solo un paese ricco di tradizione religiosa, ma ha anche un calendario pieno di tanti eventi culturali e folkloristici, che si svolgono durante tutto l’anno. Inoltre, Petralia è anche un punto di passaggio da dove si raggiungono facilmente luoghi pieni di percorsi naturalistici, come il Ponte di San Brancato o la vicina frazione montana di Piano Battaglia.
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Petralia Sottana
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Piccolo borgo madonita molto caratteristico, è inserito nel circuito delle bandiere arancioni del Touring club italiano. È situata nel cuore del Parco delle Madonie, a 1.000 metri s.l.m. Lontanissime, e convalidate anche da numerosi e significativi reperti archeologici, le origini di Petralia Sottana. Nelle vicinanze dell'odierno abitato c’è un sito denominato "Grotta del Vecchiuzzo", la cui datazione risale a 3000 anni a.C., nel periodo paleolitico e neolitico. Difficile è seguire il percorso fino all’età della colonizzazione greca (750-730 a.C.) certa è invece la presenza, nella zona, dei Romani, venuti in Sicilia da conquistatori. Nel III secolo a.C., con la conquista romana, Petra divenne città "decumana" e centro di un qualche rilievo come presidio militare e mercato agricolo, come testimoniato da diversi scritti dell'epoca (tra gli altri Cicerone nelle "Verrine" e Diodoro Siculo) e da pochi ritrovamenti archeologici. Il paese seguì poi le sorti del resto dell'isola subendo le invasioni barbariche prima e la successiva riconquista bizantina. Con la conquista araba, nel IX secolo, venne ribattezzata "Batarliah" o "Batraliah" e divenne importante piazzaforte militare strategica e mercato. Della presenza araba sono sopravvissute talune espressioni dialettali o denominazioni di contrade ed un prezioso candelabro bronzeo, parte del ricco tesoro della Chiesa Madre. I normanni conquistarono Petralia intorno al 1062, fondandovi un Castello. Il centro, dapprima infeudato a tale Maimun Gaito, forse già emiro arabo, fu poi terra demaniale per finire a Gilberto di Monforte (1201) e, durante il periodo svevo, ai Ventimiglia di Geraci. Dopo vennero i Moncada, i Cardona e gli Álvarez de Toledo, fino all'abolizione della feudalità nel 1817. Il duomo di Petralia Sottana è la principale chiesa del paese, comunemente definita come "madrice" o "chiesa madre”, è intitolata a Maria santissima Assunta. Presenta decorazioni pregevoli, tra cui opere di Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Gangi, e dei Gagini, la Statua di San Calogero, patrono del paese, nonché numerose opere pittoriche e scultoree d'arte sacra di un arco temporale che va dal Cinquecento all'Ottocento. La chiesa di San Francesco d'Assisi è adornata da pregiatissimi affreschi e stucchi che raccontano gli episodi della vita del santo di Assisi. Custodisce molte tele di elevato valore artistico, tra cui un’opera dello Zoppo di Gangi, che raffigura il santo nell'atto di ricevere le stimmate. Sì possono considerare anche la Chiesa della Santissima Trinità, la Chiesa di Santa Maria alla Fontana, l’ex Convento dei Frati Minori Riformati, il Palazzo del Giglio, sede del Municipio, ed un Museo civico, dove è presente una collezione geologica e una sezione archeologica, che accoglie i reperti della preziosa collezione Collisani. Petralia non è solo un paese ricco di tradizione religiosa, ma ha anche un calendario pieno di tanti eventi culturali e folkloristici, che si svolgono durante tutto l’anno. Inoltre, Petralia è anche un punto di passaggio da dove si raggiungono facilmente luoghi pieni di percorsi naturalistici, come il Ponte di San Brancato o la vicina frazione montana di Piano Battaglia.
Il più alto comune delle Madonie e della provincia di Palermo, fa parte del club “I Borghi più belli d'Italia”. Sorge a 1147 metri s.l.m., dominando un ampio paesaggio che spazia dalle cime innevate dell'Etna alla città di Enna, ai monti del palermitano e alle ampie vallate e i corsi d'acqua delle campagne che la circondano. È intensa la suggestione che suscita la vista dall'altopiano di Petralia, nei giorni in cui le nuvole stratificate alle quote più basse regalano paesaggi sospesi e struggenti tramonti. Si suppone che le origini di Petralia risalgano all'antica Petra, città fondata dai Sicani per meglio difendersi dai continui attacchi del nemico. Ancora oggi il paese conserva la struttura urbanistica di tipo medievale, con le tipiche stradine che si snodano tra palazzi nobiliari e chiese, con le piazze circondate da suggestive costruzioni o prospicienti un belvedere, e, poi, i piccoli cortili interni vivacizzati da fiori. Gli abitanti di Soprana sono residenti in ben 32 borgate alcune delle quali distanti parecchi chilometri. Disseminati nel territorio nella vallata segnata dal fiume Salso, i borghi e piccoli insediamenti rurali sorsero tra il XVI e il XVIII secolo, per effetto della politica di ripopolamento delle campagne e per l'esigenza di espandere le colture agrarie. Vere e proprie comunità autonome, che si sono caratterizzate per la semplice ed equilibrata organizzazione urbanistica ed architettonica. Vale la pena di visitare i borghi di Miranti, Salinelle e Fiscelli, mentre a poca distanza dal centro abitato, in Contrada Cerasella si trovano i resti di un acquedotto romano. Alle porte di Petralia Soprana si trova Villa Sgadari, una delle più interessanti residenze suburbane delle Madonie, dalla quale traspare l'eleganza delle linee architettoniche inserite con sapienza nel contesto ambientale. All'inizio dell'abitato storico, si nota l'arco di porta Seri, residuo della cinta muraria. Continuando sul corso Umberto, s'incontra il palazzo Municipale, già Convento dei Carmelitani Scalzi, in stile neogotico. In via Generale Medici, prospetta la chiesa del Collegio di Maria. Ristrutturata nel XVI secolo, presenta all'interno stucchi settecenteschi, una Crocifissione del XVII secolo ed una bella statua quattrocentesca della Madonna del Carmelo. La Chiesa Madre dei Santi Apostoli Pietro e Paolo fu rifondata nel XIV secolo, e modificata nel corso del XVIII; la Biblioteca comunale è ricca di interessanti documenti del XV e XVI secolo. Un’altra opera interessante è la settecentesca chiesa del Santissimo Salvatore, in via Cavour, con la poderosa cupola e, nell'interno, un'icona quattrocentesca di scuola gaginesca. Superata piazza San Michele, con la bella chiesetta rinascimentale dedicata al Santo, si raggiunge la chiesa Santa Maria di Loreto che, oltre ad alcune opere scultoree di pregio, possiede una suggestiva sacrestia con affreschi al soffitto e alle pareti. Procedendo a nord, ai limiti dell'abitato, si riconoscono le rovine del castello normanno; nella stessa direzione, usciti da Petralia, si costeggia il secentesco Convento di Santa Maria di Gesù dei Padri riformati. A Petralia Soprana e nelle sue frazioni, si svolgono numerosi eventi di carattere religioso e non. Uno in particolare si svolge a Ferragosto: una rievocazione di un matrimonio baronale, dove viene riproposto il matrimonio tra due nobili del luogo ai tempi del Settecento.
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Petralia Soprana
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Il più alto comune delle Madonie e della provincia di Palermo, fa parte del club “I Borghi più belli d'Italia”. Sorge a 1147 metri s.l.m., dominando un ampio paesaggio che spazia dalle cime innevate dell'Etna alla città di Enna, ai monti del palermitano e alle ampie vallate e i corsi d'acqua delle campagne che la circondano. È intensa la suggestione che suscita la vista dall'altopiano di Petralia, nei giorni in cui le nuvole stratificate alle quote più basse regalano paesaggi sospesi e struggenti tramonti. Si suppone che le origini di Petralia risalgano all'antica Petra, città fondata dai Sicani per meglio difendersi dai continui attacchi del nemico. Ancora oggi il paese conserva la struttura urbanistica di tipo medievale, con le tipiche stradine che si snodano tra palazzi nobiliari e chiese, con le piazze circondate da suggestive costruzioni o prospicienti un belvedere, e, poi, i piccoli cortili interni vivacizzati da fiori. Gli abitanti di Soprana sono residenti in ben 32 borgate alcune delle quali distanti parecchi chilometri. Disseminati nel territorio nella vallata segnata dal fiume Salso, i borghi e piccoli insediamenti rurali sorsero tra il XVI e il XVIII secolo, per effetto della politica di ripopolamento delle campagne e per l'esigenza di espandere le colture agrarie. Vere e proprie comunità autonome, che si sono caratterizzate per la semplice ed equilibrata organizzazione urbanistica ed architettonica. Vale la pena di visitare i borghi di Miranti, Salinelle e Fiscelli, mentre a poca distanza dal centro abitato, in Contrada Cerasella si trovano i resti di un acquedotto romano. Alle porte di Petralia Soprana si trova Villa Sgadari, una delle più interessanti residenze suburbane delle Madonie, dalla quale traspare l'eleganza delle linee architettoniche inserite con sapienza nel contesto ambientale. All'inizio dell'abitato storico, si nota l'arco di porta Seri, residuo della cinta muraria. Continuando sul corso Umberto, s'incontra il palazzo Municipale, già Convento dei Carmelitani Scalzi, in stile neogotico. In via Generale Medici, prospetta la chiesa del Collegio di Maria. Ristrutturata nel XVI secolo, presenta all'interno stucchi settecenteschi, una Crocifissione del XVII secolo ed una bella statua quattrocentesca della Madonna del Carmelo. La Chiesa Madre dei Santi Apostoli Pietro e Paolo fu rifondata nel XIV secolo, e modificata nel corso del XVIII; la Biblioteca comunale è ricca di interessanti documenti del XV e XVI secolo. Un’altra opera interessante è la settecentesca chiesa del Santissimo Salvatore, in via Cavour, con la poderosa cupola e, nell'interno, un'icona quattrocentesca di scuola gaginesca. Superata piazza San Michele, con la bella chiesetta rinascimentale dedicata al Santo, si raggiunge la chiesa Santa Maria di Loreto che, oltre ad alcune opere scultoree di pregio, possiede una suggestiva sacrestia con affreschi al soffitto e alle pareti. Procedendo a nord, ai limiti dell'abitato, si riconoscono le rovine del castello normanno; nella stessa direzione, usciti da Petralia, si costeggia il secentesco Convento di Santa Maria di Gesù dei Padri riformati. A Petralia Soprana e nelle sue frazioni, si svolgono numerosi eventi di carattere religioso e non. Uno in particolare si svolge a Ferragosto: una rievocazione di un matrimonio baronale, dove viene riproposto il matrimonio tra due nobili del luogo ai tempi del Settecento. 
Geraci Siculo è incluso nel club “I Borghi più belli d'Italia”. Il Paese appollaiato sulla schiena rocciosa di un colle, dominato dai ruderi di un castello, ha una struttura urbanistica in cui è tutt’ora evidente l’impronta medievale, con strade strette e tortuose che si allargano ora in “vicoli” ora in “cortili”, veri e propri sottopassaggi che richiamano l’architettura araba. Oggi la maggior parte delle “viuzze” sono transitabili con autoveicoli. Il nome dell’abitato è di origine greca (da Jerax, avvoltoio) e allude alla sua antica origine come luogo fortificato, un’impervia rocca sorvolata da uccelli rapaci. Imponenti rovine di una fortezza si ergono a ovest del paesino montano su una rupe scoscesa. Secondo gli studi e le fonti, la fortezza con molta probabilità è stata costruita dai greco-bizantini, a cui è seguito il passaggio dei musulmani, testimoniato da una finestra moresca, mentre con i Normanni venne trasformato ai bisogni della guerra. Con gli Aragonesi e i Ventimiglia divenne una vera e propria fortezza militare. Dai resti si possono notare gli angoli mozzati delle torri, gli squarci delle feritoie, la finestra moresca, gli archi pesanti dei passaggi sotterranei, dentro le cisterne vuote o colme di detriti. La chiesetta di Sant’ Anna risulta essere molto ben conservata. La cappella gotica, aggiunta nel XIV secolo, impera sulle rovine. In essa era conservato il teschio di Sant’ Anna, successivamente trasferito a Castelbuono. La Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, di epoca tardo medievale, ha un bel portale ogivale e un maestoso campanile, custodisce due sculture della "Madonna" (XVI sec.) di scuola gaginesca, e, al suo interno, possiede anche un’eccezionale tesoro, con numerosi lavori di oreficeria sacra (XIV-XVIII sec.). Tra le altre cose da visitare vi sono: Il Bevaio della Santissima Trinità, la Chiesa di San Bartolomeo (con un'edicola marmorea, XV-XVI sec., di Antonello Gagini), la Chiesa di Santa Maria della Porta (con un portale laterale tardo-gotico, 1496; e una "Madonna con Bambino" di scuola gaginesca), la Chiesa di Santo Stefano (a pianta ottagonale, con campanile sormontato da una cuspide conica rivestita di maioliche policrome, XVII-XVIII sec.), la Chiesa di San Giuliano con il monastero delle Benedettine. Ogni anno, nella prima settimana di agosto, si svolge la “Giostra dei Ventimiglia”. Una manifestazione storico-rievocativa che prevede sfilate in costumi d’epoca del XIV secolo, giochi cavallereschi, esibizioni di falchi in simulazione di caccia, cucina medievale, musica e rappresentazioni medievali, esibizioni di cavalli d’alta scuola, incontri culturali e la riproposizione della moneta ventimigliana.
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Geraci Siculo
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Geraci Siculo è incluso nel club “I Borghi più belli d'Italia”. Il Paese appollaiato sulla schiena rocciosa di un colle, dominato dai ruderi di un castello, ha una struttura urbanistica in cui è tutt’ora evidente l’impronta medievale, con strade strette e tortuose che si allargano ora in “vicoli” ora in “cortili”, veri e propri sottopassaggi che richiamano l’architettura araba. Oggi la maggior parte delle “viuzze” sono transitabili con autoveicoli. Il nome dell’abitato è di origine greca (da Jerax, avvoltoio) e allude alla sua antica origine come luogo fortificato, un’impervia rocca sorvolata da uccelli rapaci. Imponenti rovine di una fortezza si ergono a ovest del paesino montano su una rupe scoscesa. Secondo gli studi e le fonti, la fortezza con molta probabilità è stata costruita dai greco-bizantini, a cui è seguito il passaggio dei musulmani, testimoniato da una finestra moresca, mentre con i Normanni venne trasformato ai bisogni della guerra. Con gli Aragonesi e i Ventimiglia divenne una vera e propria fortezza militare. Dai resti si possono notare gli angoli mozzati delle torri, gli squarci delle feritoie, la finestra moresca, gli archi pesanti dei passaggi sotterranei, dentro le cisterne vuote o colme di detriti. La chiesetta di Sant’ Anna risulta essere molto ben conservata. La cappella gotica, aggiunta nel XIV secolo, impera sulle rovine. In essa era conservato il teschio di Sant’ Anna, successivamente trasferito a Castelbuono. La Chiesa Madre di Santa Maria Maggiore, di epoca tardo medievale, ha un bel portale ogivale e un maestoso campanile, custodisce due sculture della "Madonna" (XVI sec.) di scuola gaginesca, e, al suo interno, possiede anche un’eccezionale tesoro, con numerosi lavori di oreficeria sacra (XIV-XVIII sec.). Tra le altre cose da visitare vi sono: Il Bevaio della Santissima Trinità, la Chiesa di San Bartolomeo (con un'edicola marmorea, XV-XVI sec., di Antonello Gagini), la Chiesa di Santa Maria della Porta (con un portale laterale tardo-gotico, 1496; e una "Madonna con Bambino" di scuola gaginesca), la Chiesa di Santo Stefano (a pianta ottagonale, con campanile sormontato da una cuspide conica rivestita di maioliche policrome, XVII-XVIII sec.), la Chiesa di San Giuliano con il monastero delle Benedettine. Ogni anno, nella prima settimana di agosto, si svolge la “Giostra dei Ventimiglia”. Una manifestazione storico-rievocativa che prevede sfilate in costumi d’epoca del XIV secolo, giochi cavallereschi, esibizioni di falchi in simulazione di caccia, cucina medievale, musica e rappresentazioni medievali, esibizioni di cavalli d’alta scuola, incontri culturali e la riproposizione della moneta ventimigliana.
All'ombra dell'Etna, Gangi è il borgo medievale più titolato d'Italia, fa parte dei Comuni Gioiello d ’Italia e nel 2014 ha vinto nella classifica italiana de “I Borghi più belli d’Italia”. Il paese sorge sulle rovine di un insediamento ellenico, in una zona di montagna interna posta a 1.050 metri s. Lm. L’antico borgo siciliano si presenta agli occhi del visitatore con un panorama mozzafiato, sullo sfondo di verdi colline. Le stradine si inerpicano come gomitoli, portando da un cortile all’altro. Le case, compatte e addossate tra loro, formano un unico abitato, fatto di antiche chiese con gli alti campanili, come la Chiesa Madre, e di bei palazzi signorili. Dallo spettacolare belvedere della piazza del Popolo è possibile ammirare la vallata sottostante e il mantello di tetti, mentre da piazza San Paolo è visibile il maestoso cono dell’Etna. Gangi è dominato dal castello che si trova su un picco a più di mille metri di altezza e oggi è di proprietà privata. Salendo per le strade del paese, ci si ritrova in un autentico borgo medievale. Il centro storico è stato completamente ricostruito nel 1300 a seguito della distruzione avvenuta nel 1299 durante la guerra del Vespro. La storia ci indica, attraverso i documenti, che nel 1195 Gangi, già allora sul monte Marone, apparteneva alla contea di Geraci. Come tutte le cittadine medievali, era cinta da alte mura, segnate da poche porte di accesso e torri di difesa. Dalla metà del XIII secolo in poi, e fino al 1625, Gangi apparterrà ai Ventimiglia. Ad Enrico Ventimiglia succedette il nipote Francesco I, a cui va attribuita la definizione del Castello e la realizzazione della Torre quadrata, oggi nota come Torre dei Ventimiglia. Nel periodo del 1500 Gangi trovava lustro in due artisti: Giuseppe Salerno (detto lo Zoppo di Gangi) e Gaspare Vazzano, le cui opere, sparse per tutta la Sicilia, incantano ancora oggi. Nel Settecento a Gangi sorgono numerose Accademie di letterati, tra le quali quella degli Industriosi, e si costruiscono alcuni palazzi nobiliari, fra i quali Palazzo Bongiorno, Palazzo Sgadari, sede del Museo Civico, Palazzo Mocciaro, che segneranno nell'Ottocento il tessuto urbano della cittadina madonita, in quanto espressione dell'ultima nobiltà terriera. Passeggiando per le vie è possibile scorgere ciò che la storia ha lasciato: la Chiesa Madre di San Nicolò di Bari, con relativa cripta dei preti morti, oggi collegata con l'imponente torre dei Ventimiglia che, con le sue arcate, fa da vestibolo all'ingresso principale dell'edificio; il Santuario dello Spirito Santo, la Chiesa di San Paolo (XV sec.), la Torre Saracena, posta ai margini della vasta area verde di pertinenza del Convento dei Cappuccini, la Chiesa della Badia e quella della Madonna della Catena, dove si trova una splendida statua marmorea del Gagini e la tomba dello Zoppo di Gangi. Oggi, le diverse tradizioni si collegano al suo passato, tra cui la festa dello Spirito Santo, la festa di San Cataldo e la Sagra della Spiga. La Sagra, che si svolge nella seconda domenica di agosto, rievoca i costumi, le tradizioni e la cultura della vita contadina di un tempo, intrecciandoli alla mitologia pagana, specialmente alla celebrazione del mito di Demetra.
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Gangi, Sicily
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All'ombra dell'Etna, Gangi è il borgo medievale più titolato d'Italia, fa parte dei Comuni Gioiello d ’Italia e nel 2014 ha vinto nella classifica italiana de “I Borghi più belli d’Italia”. Il paese sorge sulle rovine di un insediamento ellenico, in una zona di montagna interna posta a 1.050 metri s. Lm. L’antico borgo siciliano si presenta agli occhi del visitatore con un panorama mozzafiato, sullo sfondo di verdi colline. Le stradine si inerpicano come gomitoli, portando da un cortile all’altro. Le case, compatte e addossate tra loro, formano un unico abitato, fatto di antiche chiese con gli alti campanili, come la Chiesa Madre, e di bei palazzi signorili. Dallo spettacolare belvedere della piazza del Popolo è possibile ammirare la vallata sottostante e il mantello di tetti, mentre da piazza San Paolo è visibile il maestoso cono dell’Etna. Gangi è dominato dal castello che si trova su un picco a più di mille metri di altezza e oggi è di proprietà privata. Salendo per le strade del paese, ci si ritrova in un autentico borgo medievale. Il centro storico è stato completamente ricostruito nel 1300 a seguito della distruzione avvenuta nel 1299 durante la guerra del Vespro. La storia ci indica, attraverso i documenti, che nel 1195 Gangi, già allora sul monte Marone, apparteneva alla contea di Geraci. Come tutte le cittadine medievali, era cinta da alte mura, segnate da poche porte di accesso e torri di difesa. Dalla metà del XIII secolo in poi, e fino al 1625, Gangi apparterrà ai Ventimiglia. Ad Enrico Ventimiglia succedette il nipote Francesco I, a cui va attribuita la definizione del Castello e la realizzazione della Torre quadrata, oggi nota come Torre dei Ventimiglia. Nel periodo del 1500 Gangi trovava lustro in due artisti: Giuseppe Salerno (detto lo Zoppo di Gangi) e Gaspare Vazzano, le cui opere, sparse per tutta la Sicilia, incantano ancora oggi. Nel Settecento a Gangi sorgono numerose Accademie di letterati, tra le quali quella degli Industriosi, e si costruiscono alcuni palazzi nobiliari, fra i quali Palazzo Bongiorno, Palazzo Sgadari, sede del Museo Civico, Palazzo Mocciaro, che segneranno nell'Ottocento il tessuto urbano della cittadina madonita, in quanto espressione dell'ultima nobiltà terriera. Passeggiando per le vie è possibile scorgere ciò che la storia ha lasciato: la Chiesa Madre di San Nicolò di Bari, con relativa cripta dei preti morti, oggi collegata con l'imponente torre dei Ventimiglia che, con le sue arcate, fa da vestibolo all'ingresso principale dell'edificio; il Santuario dello Spirito Santo, la Chiesa di San Paolo (XV sec.), la Torre Saracena, posta ai margini della vasta area verde di pertinenza del Convento dei Cappuccini, la Chiesa della Badia e quella della Madonna della Catena, dove si trova una splendida statua marmorea del Gagini e la tomba dello Zoppo di Gangi. Oggi, le diverse tradizioni si collegano al suo passato, tra cui la festa dello Spirito Santo, la festa di San Cataldo e la Sagra della Spiga. La Sagra, che si svolge nella seconda domenica di agosto, rievoca i costumi, le tradizioni e la cultura della vita contadina di un tempo, intrecciandoli alla mitologia pagana, specialmente alla celebrazione del mito di Demetra.
Borgo medievale che deve le sue origini ai Ventimiglia, Signori della Contea di Geraci, che agli inizi del 1300 decisero di costruire un castello sul poggio dominante l’antico casale di “Ypsigro”. A pochi chilometri dal mare, Castelbuono si è sviluppata ai piedi delle Madonie in una piacevolissima vallata abitata già nel neolitico e ricca di memorie greche, romane, arabe e bizantine. Nel 1316 Francesco I dei Ventimiglia, conti di Geraci e congiunti di Federico II, vi costruì un castello secondo il modello di maschio a cui si affianca la residenza, utilizzando la struttura che già dominava Ypsigro, un piccolo casale che contava 300 abitanti nel 1282. La costruzione del castello fa crescere questa piccola comunità tanto che nel 1454, quando Giovanni I vi si trasferisce con la sua “corte”, Castelbuono divenne il centro più vivace nel vasto patrimonio dei Ventimiglia. Giovanni portò con sé il segno più rilevante del valore della famiglia: la sacra Reliquia del teschio di Sant’ Anna, donata a Guglielmo dal Duca di Lorena. Il Castello e Sant’ Anna, patrona del paese, saranno i due perni di molte vicende di Castelbuono, “capitale” dei Ventimiglia. Cosa visitare: la Chiesa di Maria Santissima Assunta - Matrice Vecchia, al cui interno troviamo la cripta contenente affreschi medievali, rinascimentali e barocchi, la Chiesa della Natività di Maria, Matrice Nuova; il Castello, al cui interno si trova Cappella palatina di Sant’ Anna; la Fontana della Venere Ciprea (XV sec.), posta al centro della "terra vecchia", oggi il corso principale, è la fontana che decorava l'ingresso dell'antica Ypsigro, il Museo Civico e il Museo Naturalistico “Francesco Mina Palumbo”, sito in via Roma, al cui interno, oltre all'ingente collezione naturalistica omonima, è presente una piccola sezione archeologica, che documenta l'esistenza di alcuni insediamenti antichi neolitici e del passaggio di diverse culture. Il museo si sviluppa principalmente intorno a collezioni di minerali, fossili e all'erbario con la flora spontanea delle Madonie, le piante d'interesse agrario e patologico, uccelli e insetti, e infine una ricca biblioteca. A Castelbuono l’artigianato è ancora molto fiorente, in particolar modo quello relativo ai prodottici tipici dolciari, i quali sono molto apprezzati anche all'estero. Si possono gustare colombe e uova pasquali decorate a mano, panettoni, prodotti di mandorla, biscotti di varie forme e tipologie ed un gustosissimo pane casereccio. Rilevanti sono ormai da anni l'affermazione ed il prestigio raggiunti da alcune aziende vinicole ed olearie, i cui prodotti di altissima qualità vengono esportati in tutto il mondo. Durante la prima o seconda settimana di agosto ha luogo l'evento musicale dell''Ypsigrock festival. Nato nel 1997, è divenuto uno dei più importanti festival Musicali italiani. Gli altri eventi sono il "Castelbuono Jazz Festival" e Castelbuono Classica. Diverse anche le rassegne gastronomiche, tra le quali c’è il Funghi Fest.
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Castelbuono
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Borgo medievale che deve le sue origini ai Ventimiglia, Signori della Contea di Geraci, che agli inizi del 1300 decisero di costruire un castello sul poggio dominante l’antico casale di “Ypsigro”. A pochi chilometri dal mare, Castelbuono si è sviluppata ai piedi delle Madonie in una piacevolissima vallata abitata già nel neolitico e ricca di memorie greche, romane, arabe e bizantine. Nel 1316 Francesco I dei Ventimiglia, conti di Geraci e congiunti di Federico II, vi costruì un castello secondo il modello di maschio a cui si affianca la residenza, utilizzando la struttura che già dominava Ypsigro, un piccolo casale che contava 300 abitanti nel 1282. La costruzione del castello fa crescere questa piccola comunità tanto che nel 1454, quando Giovanni I vi si trasferisce con la sua “corte”, Castelbuono divenne il centro più vivace nel vasto patrimonio dei Ventimiglia. Giovanni portò con sé il segno più rilevante del valore della famiglia: la sacra Reliquia del teschio di Sant’ Anna, donata a Guglielmo dal Duca di Lorena. Il Castello e Sant’ Anna, patrona del paese, saranno i due perni di molte vicende di Castelbuono, “capitale” dei Ventimiglia. Cosa visitare: la Chiesa di Maria Santissima Assunta - Matrice Vecchia, al cui interno troviamo la cripta contenente affreschi medievali, rinascimentali e barocchi, la Chiesa della Natività di Maria, Matrice Nuova; il Castello, al cui interno si trova Cappella palatina di Sant’ Anna; la Fontana della Venere Ciprea (XV sec.), posta al centro della "terra vecchia", oggi il corso principale, è la fontana che decorava l'ingresso dell'antica Ypsigro, il Museo Civico e il Museo Naturalistico “Francesco Mina Palumbo”, sito in via Roma, al cui interno, oltre all'ingente collezione naturalistica omonima, è presente una piccola sezione archeologica, che documenta l'esistenza di alcuni insediamenti antichi neolitici e del passaggio di diverse culture. Il museo si sviluppa principalmente intorno a collezioni di minerali, fossili e all'erbario con la flora spontanea delle Madonie, le piante d'interesse agrario e patologico, uccelli e insetti, e infine una ricca biblioteca. A Castelbuono l’artigianato è ancora molto fiorente, in particolar modo quello relativo ai prodottici tipici dolciari, i quali sono molto apprezzati anche all'estero. Si possono gustare colombe e uova pasquali decorate a mano, panettoni, prodotti di mandorla, biscotti di varie forme e tipologie ed un gustosissimo pane casereccio. Rilevanti sono ormai da anni l'affermazione ed il prestigio raggiunti da alcune aziende vinicole ed olearie, i cui prodotti di altissima qualità vengono esportati in tutto il mondo. Durante la prima o seconda settimana di agosto ha luogo l'evento musicale dell''Ypsigrock festival. Nato nel 1997, è divenuto uno dei più importanti festival Musicali italiani. Gli altri eventi sono il "Castelbuono Jazz Festival" e Castelbuono Classica. Diverse anche le rassegne gastronomiche, tra le quali c’è il Funghi Fest.
Borgo marinaro normanno, meta balneare e porta di accesso alle Madonie. Inserito nella lista Unesco dei patrimoni mondiali dell'umanità, fa parte de “I Borghi più belli d'Italia”. Cefalù è terra del mito. Della più antica frequentazione umana di Cefalù, troviamo tracce preistoriche in due grotte, che si trovano sul versante settentrionale della Rocca, chiamate "delle giumente" e “delle colombe". Ras Melkart (promontorio di Èrcole) è il nome punico della città, Kephaloidion quello greco. La Città, pur vantando antichissime origini mitologiche e leggendarie, sarebbe, come attestano i ritrovamenti archeologici, un centro indigeno della fine del V secolo a.C., resosi florido e prosperoso grazie ai contatti con i popoli che in quel periodo gestivano i commerci in Sicilia. Tracce del sistema viario ellenistico - romano sono disseminate un po' dappertutto per la città, dello stesso periodo delle mura è il cosiddetto tempio di Diana, sulla rocca, edificio megalitico forse legato ad un culto dell'acqua. Nel 1063 Il Gran Conte Ruggero prese possesso della città, aiutato nella lotta contro gli arabi da un cittadino di Cefalù, Rodulfo Rufo, alias Raul. Ruggero II riconsegnò definitivamente Cefalù alla Cristianità, fondando prima la chiesa di San Giorgio (1129) e poi la Basilica Cattedrale (1131). Muovendo pochi passi all’interno del centro storico, ci si rende conto di quanto sia vasto il patrimonio monumentale della città: venendo dal lungo mare, sulla propria sinistra, si incontra il lavatoio "Medievale", foce del fiume Cefalino; il fiume, nascendo dalle montagne alle spalle di Gratteri, giunge a Cefalù attraverso un percorso sotterraneo, rafforzando quel legame ancestrale, mare - monti, che ha permeato la storia di Cefalù e del comprensorio delle Madonie. L’impianto medievale è evidente anche continuando attraverso le strade strette, pavimentate con i ciottoli della spiaggia e il calcare della Rocca di Cefalù. Giunti alla piazza principale si può ammirare il Duomo, dichiarato Patrimonio Dell’Unesco nel 2015. Caratterizzata da uno stile arabo-normanno, ha una pianta a croce latina, un chiostro di pianta rettangolare e diversi mosaici al suo interno, tra cui il Cristo Pantocratore. La Città ha anche altre opere importanti, come: la Chiesa dell'Addolorata, la Chiesa della Catena, L'Osterio Magno, antica fortezza Normanna, la Chiesa del Purgatorio, l'ex Convento di Santa Caterina, l'Oratorio del Sacramento e il Palazzo vescovile, e ancora, il Museo Mandralisca e la Rocca con il Tempio di Diana. A 15 km da Cefalù, si trova il Santuario di Gibilmanna (800 metri s.l.m.), interessante luogo di culto e meta di pellegrinaggi, tra una fitta vegetazione di castagni, querce e frassini. All’interno del santuario c’è un altare barocco con marmi policromi di pregevole fattura, eseguito inizialmente per la Cattedrale di Palermo dallo scultore Baldassare Pampillonia. La città di Cefalù fa parte del Circuito dei Borghi Marinari, consorzio impegnato nella promozione e protezione del mare, e della cultura e delle tradizioni ad esso legate. Cefalù, oggi frequentata da un pubblico internazionale, offre a tutti un mare pulito con una splendida costa, servizi ed itinerari culturali ricchi di Mito, Storia e Natura. Il suo territorio, infatti, propone splendide passeggiate che permettono di godere della natura circostante.
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Cefalù
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Borgo marinaro normanno, meta balneare e porta di accesso alle Madonie. Inserito nella lista Unesco dei patrimoni mondiali dell'umanità, fa parte de “I Borghi più belli d'Italia”. Cefalù è terra del mito. Della più antica frequentazione umana di Cefalù, troviamo tracce preistoriche in due grotte, che si trovano sul versante settentrionale della Rocca, chiamate "delle giumente" e “delle colombe". Ras Melkart (promontorio di Èrcole) è il nome punico della città, Kephaloidion quello greco. La Città, pur vantando antichissime origini mitologiche e leggendarie, sarebbe, come attestano i ritrovamenti archeologici, un centro indigeno della fine del V secolo a.C., resosi florido e prosperoso grazie ai contatti con i popoli che in quel periodo gestivano i commerci in Sicilia. Tracce del sistema viario ellenistico - romano sono disseminate un po' dappertutto per la città, dello stesso periodo delle mura è il cosiddetto tempio di Diana, sulla rocca, edificio megalitico forse legato ad un culto dell'acqua. Nel 1063 Il Gran Conte Ruggero prese possesso della città, aiutato nella lotta contro gli arabi da un cittadino di Cefalù, Rodulfo Rufo, alias Raul. Ruggero II riconsegnò definitivamente Cefalù alla Cristianità, fondando prima la chiesa di San Giorgio (1129) e poi la Basilica Cattedrale (1131). Muovendo pochi passi all’interno del centro storico, ci si rende conto di quanto sia vasto il patrimonio monumentale della città: venendo dal lungo mare, sulla propria sinistra, si incontra il lavatoio "Medievale", foce del fiume Cefalino; il fiume, nascendo dalle montagne alle spalle di Gratteri, giunge a Cefalù attraverso un percorso sotterraneo, rafforzando quel legame ancestrale, mare - monti, che ha permeato la storia di Cefalù e del comprensorio delle Madonie. L’impianto medievale è evidente anche continuando attraverso le strade strette, pavimentate con i ciottoli della spiaggia e il calcare della Rocca di Cefalù. Giunti alla piazza principale si può ammirare il Duomo, dichiarato Patrimonio Dell’Unesco nel 2015. Caratterizzata da uno stile arabo-normanno, ha una pianta a croce latina, un chiostro di pianta rettangolare e diversi mosaici al suo interno, tra cui il Cristo Pantocratore. La Città ha anche altre opere importanti, come: la Chiesa dell'Addolorata, la Chiesa della Catena, L'Osterio Magno, antica fortezza Normanna, la Chiesa del Purgatorio, l'ex Convento di Santa Caterina, l'Oratorio del Sacramento e il Palazzo vescovile, e ancora, il Museo Mandralisca e la Rocca con il Tempio di Diana. A 15 km da Cefalù, si trova il Santuario di Gibilmanna (800 metri s.l.m.), interessante luogo di culto e meta di pellegrinaggi, tra una fitta vegetazione di castagni, querce e frassini. All’interno del santuario c’è un altare barocco con marmi policromi di pregevole fattura, eseguito inizialmente per la Cattedrale di Palermo dallo scultore Baldassare Pampillonia. La città di Cefalù fa parte del Circuito dei Borghi Marinari, consorzio impegnato nella promozione e protezione del mare, e della cultura e delle tradizioni ad esso legate. Cefalù, oggi frequentata da un pubblico internazionale, offre a tutti un mare pulito con una splendida costa, servizi ed itinerari culturali ricchi di Mito, Storia e Natura. Il suo territorio, infatti, propone splendide passeggiate che permettono di godere della natura circostante.
Il Santuario sorge nel territorio del Comune di Blufi a 660 metri s.l.m. L'esistenza di una chiesetta nel luogo dell'odierno santuario è testimoniata sin dall'epoca medievale. Le pietre che stanno all'orlo della predella dell'altare sarebbero del XII secolo, mentre la piccola campana reca incisa la data del 1135. La denominazione "Madonna dell'Olio" potrebbe derivare dalla vicina sorgente di olio minerale, utilizzato come rimedio per alcune malattie cutanee, ma non si esclude che il nome possa alludere alla presenza di oliveti nella zona in tempi antichi, che avrebbero dato il nome anche al torrente Oliva, che lambisce il colle del santuario confluendo poi nel fiume Imera Meridionale in una località chiamata "Oliva" o "Giardini d'Oliva".
Santuario della Madonna dell'Olio
Il Santuario sorge nel territorio del Comune di Blufi a 660 metri s.l.m. L'esistenza di una chiesetta nel luogo dell'odierno santuario è testimoniata sin dall'epoca medievale. Le pietre che stanno all'orlo della predella dell'altare sarebbero del XII secolo, mentre la piccola campana reca incisa la data del 1135. La denominazione "Madonna dell'Olio" potrebbe derivare dalla vicina sorgente di olio minerale, utilizzato come rimedio per alcune malattie cutanee, ma non si esclude che il nome possa alludere alla presenza di oliveti nella zona in tempi antichi, che avrebbero dato il nome anche al torrente Oliva, che lambisce il colle del santuario confluendo poi nel fiume Imera Meridionale in una località chiamata "Oliva" o "Giardini d'Oliva".
Il Santuario della Madonna Dell'alto è un luogo di culto cristiano dove si venera la Vergine Maria, sulla sommità del Monte Alto (1819 metri s.l.m.), nelle Madonie (Sicilia). Il santuario è composto da una chiesa, una sacrestia e da un romitorio provvisto di stanze per ospitare i pellegrini. Il santuario ha origini remote ma probabilmente risale al XIII secolo circa. Sull'altare della chiesa di origine medievale è presente una statua in marmo della Madonna dell'Alto, datata 1471, che viene attribuita allo scultore Domenico Gagini. Il santuario è meta comune di pellegrinaggi. I pellegrinaggi sono molto frequenti in estate e soprattutto nelle giornate della quindicina e nelle feste che si celebrano il 14 agosto, con la suggestiva fiaccolata notturna, e il 15 agosto, con la partecipatissima processione solenne della Statua della Madonna dell'Alto attorno al santuario.
Santuario della Madonna dell'Alto
Il Santuario della Madonna Dell'alto è un luogo di culto cristiano dove si venera la Vergine Maria, sulla sommità del Monte Alto (1819 metri s.l.m.), nelle Madonie (Sicilia). Il santuario è composto da una chiesa, una sacrestia e da un romitorio provvisto di stanze per ospitare i pellegrini. Il santuario ha origini remote ma probabilmente risale al XIII secolo circa. Sull'altare della chiesa di origine medievale è presente una statua in marmo della Madonna dell'Alto, datata 1471, che viene attribuita allo scultore Domenico Gagini. Il santuario è meta comune di pellegrinaggi. I pellegrinaggi sono molto frequenti in estate e soprattutto nelle giornate della quindicina e nelle feste che si celebrano il 14 agosto, con la suggestiva fiaccolata notturna, e il 15 agosto, con la partecipatissima processione solenne della Statua della Madonna dell'Alto attorno al santuario.
Poco dopo Petralia Sottana, nel cuore del "Parco delle Madonie", c'è il primo parco avventura della Sicilia. Un nuovo modo divertente e sicuro per avvicinarsi alla natura da scoprire, rispettare e conoscere. Ciò consentirà al visitatore di avere una migliore comprensione dei dintorni di questo bellissimo ambiente. Il "Parco Avventura delle Madonie" invita a vivere nuove e interessanti esperienze all'aria aperta, piene di sport e di divertimento. Tutte le attività del Parco sono svolte in una cornice naturale. Il Parco è il luogo perfetto per trascorre un giorno o una settimana immersi nel verde. Grazie alle sue strutture potrai provare emozionanti percorsi high tech, emozionanti percorsi in mountain bike, sfide di orienteering ed escursioni naturalistiche: vivi la natura in una terra da scoprire.
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Parco Avventura Madonie
Località Gorgonero
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Poco dopo Petralia Sottana, nel cuore del "Parco delle Madonie", c'è il primo parco avventura della Sicilia. Un nuovo modo divertente e sicuro per avvicinarsi alla natura da scoprire, rispettare e conoscere. Ciò consentirà al visitatore di avere una migliore comprensione dei dintorni di questo bellissimo ambiente. Il "Parco Avventura delle Madonie" invita a vivere nuove e interessanti esperienze all'aria aperta, piene di sport e di divertimento. Tutte le attività del Parco sono svolte in una cornice naturale. Il Parco è il luogo perfetto per trascorre un giorno o una settimana immersi nel verde. Grazie alle sue strutture potrai provare emozionanti percorsi high tech, emozionanti percorsi in mountain bike, sfide di orienteering ed escursioni naturalistiche: vivi la natura in una terra da scoprire.
Durante il periodo natalizio, in quasi tutti i paesini madoniti è viva la tradizione dei presepi. Tra questi, è consigliabile visitare gratuitamente il Presepe di Locati. Il Presepe, attraverso dei personaggi animati, rappresenta i mestieri artigiani, come il fabbro o il falegname, su uno sfondo che mostra i tratti distintivi delle Madonie, quali vallate, monti, rivoli d’acqua cristallina. Anche le piccole case e gli umili villaggi richiamano il contesto tipico madonita: dalla pietra delle cave alla terracotta delle tegole, dal cartongesso intonacato con la calce al materiale cartaceo. La rappresentazione della natività è caratterizzata anche da uno scenario che alterna il giorno e la notte, tramite l’utilizzo dell’elettronica.
Locati
Durante il periodo natalizio, in quasi tutti i paesini madoniti è viva la tradizione dei presepi. Tra questi, è consigliabile visitare gratuitamente il Presepe di Locati. Il Presepe, attraverso dei personaggi animati, rappresenta i mestieri artigiani, come il fabbro o il falegname, su uno sfondo che mostra i tratti distintivi delle Madonie, quali vallate, monti, rivoli d’acqua cristallina. Anche le piccole case e gli umili villaggi richiamano il contesto tipico madonita: dalla pietra delle cave alla terracotta delle tegole, dal cartongesso intonacato con la calce al materiale cartaceo. La rappresentazione della natività è caratterizzata anche da uno scenario che alterna il giorno e la notte, tramite l’utilizzo dell’elettronica.
Il museo di archeologia virtuale (M.A.V.) si trova a Bompietro e consente un viaggio nei mondi virtuali di antichi siti archeologici madoniti. Sarà possibile fare un’esperienza multisensoriale in un periodo che va dalla preistoria all’epoca moderna, attraverso visori tridimensionali, realtà aumentata e piattaforme interattive. Tutte le ricostruzioni virtuali sono basate su studi archeologici in siti dove oggi sopravvivono solo resti degli antichi insediamenti. Il museo va rinnovando le sue ricostruzioni tridimensionali, proponendo contenuti differenti. Lo scopo del museo è quello di rendere visitabili virtualmente siti archeologici, oggi non fruibili per colpa delle condizioni geomorfologiche, e cerca di far comprendere, giocando, l'archeologia e la storia madonita”.
M.A.V. Bompietro
Via Facitelli
Il museo di archeologia virtuale (M.A.V.) si trova a Bompietro e consente un viaggio nei mondi virtuali di antichi siti archeologici madoniti. Sarà possibile fare un’esperienza multisensoriale in un periodo che va dalla preistoria all’epoca moderna, attraverso visori tridimensionali, realtà aumentata e piattaforme interattive. Tutte le ricostruzioni virtuali sono basate su studi archeologici in siti dove oggi sopravvivono solo resti degli antichi insediamenti. Il museo va rinnovando le sue ricostruzioni tridimensionali, proponendo contenuti differenti. Lo scopo del museo è quello di rendere visitabili virtualmente siti archeologici, oggi non fruibili per colpa delle condizioni geomorfologiche, e cerca di far comprendere, giocando, l'archeologia e la storia madonita”.